Papa Francesco non ama i musei

CULTURA

Le chiese, le parrocchie, le istituzioni con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, ma musei. La chiesa non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Gesù formò intorno a sé non una setta esclusiva e chiusa, ma una comunità, una assemblea, una famiglia ospitale, dove trovano posto anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, ma musei. Questo ha detto Papa Francesco.

Lo ha citato Giuliano Volpe nel corso dell’incontro di Manfredonia sul patrimonio culturale. Trasformare i musei, far innamorare i cittadini del loro patrimonio è una delle sfide più urgenti. Eppure tra gli addetti ai lavori vi sono molte resistenze, piccoli privilegi, arroccamenti inutili. Certo se Papa Francesco paragona le chiese chiuse ai musei, non ha dei musei una bella immagine. In entrambi (chiese chiuse e musei) una separazione tra la sfera del sacro e i profani (i cittadini), una casta sacerdotale, riti e linguaggi freddi e lontani.

C’è una poesia della polacca Wislawa Szymborska (Nobel della letteratura nel 1996) intitolata Museo …

Ci sono i piatti, ma non appetito,

Fedi, ma non scambievole amor

da almeno trecento anni.

C’è il ventaglio – e i rossori?

C’è la spada – dov’è l’ira?

E il liuto, non il suono all’imbrunire.

In mancanza di eternità hanno ammassato

diecimila cose vecchie.

Un custode ammuffito dorme beato

con i baffi chini sulla vetrina….

 

 

 

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