Le vite accanto. Ovunque, ma non a Manfredonia

CULTURA

A Manfredonia non è mai stato proiettato, eppure il film ha ricevuto un contributo economico e c’è lo stemma del Comune tra le prime immagini.

Le vite accanto di Luciano Toriello (il titolo originario era 24 barrato, dal numero dell’autobus che collega Borgo Mezzanone con Foggia) è stato prodotto da Alessandro Piva, con il sostegno di Apulia film commission e del Comune di Manfredonia.

Racconta quattro giovani vite di migranti. Quattro piccole biografie. Quella di Blessing, una ragazza alle prese con la gravidanza, che dice le sue ansie e come vuole chiamare il figlio che nascerà: se maschio John o Noah o David, se femmina Docass, e spera forse che il nome originario non venga cambiato stupidamente da noi. Come è capitato a un altro protagonista del documentario Peropkar, chiamato da tutti Gianni, che ancora soffre per una ragazza conosciuta al matrimonio della cugina in India. La madre in quell’occasione gli disse: “Non metterle gli occhi addosso, non è per te, è già promessa”. E’ la divisione della società in caste. Altra storia quella di Farhan, fuggito dalla Somalia, un lungo viaggio, spesso in pericolo di vita e poi ritrova la sua donna. Roger che non riesce a mettersi in contatto con la famiglia. “Hello princess, hello Marie Graces. Hello”. Ma con Marie Graces, la figlia, oggi è difficile mettersi in contatto; domani chissà.

La famiglia è al centro della vita di quattro persone alla ricerca di un avvenire, un futuro. Vite accanto, accanto alle nostre e non conosciute. Devono imparare la nostra lingua, ma conservano gelosamente la loro. Integrarsi è difficile e necessario, ma ci vuole tempo e gradualità. Da parte nostra ci vuole empatia, saper capire che cosa c’è dentro. Rispetto è l’unica parola che viene in mente. Avvicinarsi con rispetto alle loro vite. Solo il racconto delle storie ci può unire. E noi dobbiamo dare la nostra lingua, ma rispettare le loro usanze, prenderci cura dei minori, ma farli sentire “interi” (come ci prova questo film) e non pezzi, schegge, solo merce da lavoro o oggetto di curiosità.  Il regista ha lavorato intorno a questo film 2 anni e a lungo ha soggiornato a Borgo Mezzanone, dove il film è ambientato.

Vivremo un decennio o un ventennio  con le storie tremende di grandi migrazioni.

Sicuramente il problema deve preoccuparci ed è normale avere paura di un afflusso così massiccio, ma questo non deve impedirci, nel nostro piccolo, di avere una vicinanza rispettosa ed empatica. Partire è un po’ morire e anche un po’ rinascere.

Ebbene questo film, finanziato  dal Comune, uscito nell’aprile dello scorso anno e presentato al festival di Lecce nell’aprile del 2015, a Manfredonia nessuno ha pensato di proporlo, nelle scuole, all’auditorium, alla Casa dei diritti…

E’ stato presentato nel 2015 in tutta l’Italia e in Capitanata a Troia, Orsara, San Severo, Lucera, Foggia, Monte S. Angelo, Borgo Mezzanone… e poi Potenza, Bari, Lecce, Polignano, Galatina… Decine e decine di luoghi in altre Regioni. A Manfredonia no! Altrove sono state associazioni, gruppi giovanili… A Manfredonia non ci pensa il Comune e nemmeno cooperative e gruppi che pure intorno all’immigrazione girano e progettano.

E’ semplicemente ridicolo. Lo stemma del Comune di Manfredonia è presente all’inizio del film, al centro con tutta la sua forza simbolica. Ma il film, no!

Toriello è lo stesso regista di Io e Manfredi, il documentario sul monumento al fondatore di Manfredonia, presentato quest’anno a Lecce, dopo il successo dello scorso anno di “Le vite accanto“.

 

 

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