Serricchio, Seppina degli Sciali e il canto di Manfredi. Al Candelaro sulla foce si sogna un ponte bello.

CULTURA

Alcuni mesi fa un gruppo di pellegrini romani, provenienti da Monte S. Angelo e incontrati lungo il viale dei pini a Siponto, chiedevano se era possibile evitare la strada statale, che immaginavano pericolosa, per altre vie o sentieri, anche più lunghi. Scendevano a piedi giù verso Zapponeta e Margherita di Savoia. Ho indicato loro un possibile percorso lungo l’arenile e la spiaggia. Un suggerimento “azzardato”…  Capirono subito il modo per superare i tratti alla foce del Candelaro e poi del Cervaro: sarebbero ritornati sulla statale, attraversare il ponte e poi ritornare verso la spiaggia. Seppi poi che tutto era andato bene e il percorso era stato piacevole e interessante.

Quell’incontro mi aveva fatto ricordare un piccolo “sogno”. Costruire alla foce del Candelaro un ponte in legno, smontabile (se si voleva) d’inverno e permettere passeggiate ed escursioni sull’arenile lungo l’intera curva del golfo di Manfredonia. Gli stabilimenti balneari che si trovano sul Litorale Sud, contattati informalmente, erano disponibili alla collaborazione. Questa idea poi si fermò. Ne parlai qualche giorno fa con il gestore di uno dei lidi di Siponto, mi disse che questo pensiero del ponte veniva da lontano: “Una ventina di anni fa pensammo pure come farlo: pali in profondità, larghezza massima un metro e mezzo (solo per persone a piedi o con le biciclette) e poi sai… le promesse, i permessi, i tecnici comunali che prendevano tempo…”. Un intervento minore, non ci vogliono molti soldi, una di quelle cose che aggiustano, ricuciono, sistemano… e cambiano la vita. Il ponte avrebbe messo in contatto la città con gli “Sciali“.

“Gli sciali, quelle strisce dorate di sabbia e terra, che disegnano le coste del Tavoliere di Puglia, non smettono di scaldare l’animo fragile di una creatura cresciuta troppo in fretta”. Lì, in quel luogo sconosciuto ai più, Cristanziano Serricchio ha avuto il coraggio di ambientare un romanzo “epico”: Seppina degli Sciali, la storia di una donna semplice nella grande Storia del Novecento. Un atto d‘amore per un luogo arido di sabbia e salsedine, un libro sulla cura del mondo e degli altri, un libro d’amore. Un grande scrittore novantenne, che proprio sull’amore scrive pagine che non si dimenticano.

Molti sono i luoghi sconosciuti intorno a noi: la pineta, la foce del Candelaro, i canneti… La pineta, che asseconda la costa che si incurva, è stata interessata da un  progetto per “sfrattare” le piante non autoctone! Si tagliano le piante che hanno avuto la sfortuna di nascere lì per salvaguardare la “purezza della flora”, e non si pensa alla fruibilità. Nessuna parola o intervento sulla sicurezza, sulla sporcizia, sui parchi gioco abbandonati, sui fili spinati. Si trovano lungo la pineta e anche in spiaggia divieti di accesso per “zona militare”, che risalgono al 1939, prima della seconda guerra mondiale!

Sono le esperienze dal basso che cambiano le situazioni. Camminare può essere una moda, un bisogno, una esigenza interiore… ma è una pratica importante: un esercizio fisico e anche civico, perché spinge a guardare attorno. Abebe Bikila a piedi nudi ha corso la maratona nel cuore di Roma nel 1960. A piedi nudi sulla spiaggia si potrà andare fino a Zapponeta. Chissà se è pensabile una raccolta di fondi per il  ponte? E come potremo chiamare il percorso lungo l’arenile e gli sciali? Via della spiaggia dorata o via Seppina degli Sciali? Oppure via dell’amore lontano? Sì, perché su queste spiagge re Manfredi la notte cantava “strambuotti et canzuni” per un suo lontano amore e “con isso ievano dui musichi seciliani, ch’erano gran romanzaturi“.

 

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