Matera che sorprende e meraviglia. Ci lascia un po’ d’invidia e ci pone molte domande.

CULTURA

I Materani hanno detto che ci stupiranno. La capitale europea della cultura non presenta grandi eventi ma un lungo racconto che viene da lontano e si apre verso il futuro.

“Io guardavo passando e vedevo l’interno delle grotte, che non prendono altra luce e aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella. Si entra dall’alto, attraverso botole e scalette. Dentro quei buchi neri, dalle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali”. I bambini “in mezzo alle mosche, nella polvere, spuntavano da tutte le parti… seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia… ”. Carlo Levi descrive i Sassi di Matera con gli occhi della sorella, che era andata a trovarlo al confino. Nel 1945 l’uscita del libro “Cristo si è fermato a Eboli” “sconvolse” e gli echi giunsero anche all’estero. Matera divenne una “vergogna” nazionale: miseria estrema, migliaia di famiglie in condizioni igieniche pessime, analfabetismo diffuso.

Le condizioni, in verità, descritte da Levi, non erano diverse da quelle di molte aree del Sud. Nella seconda guerra mondiale, la radio dei partigiani greci ironizzava sulle motivazioni dell’invasione italiana. “Dicono di voler civilizzare noi e invece Mussolini dovrebbe rivolgere l’attenzione al Gargano”. “Lo ripetevano decine di volte al giorno in greco e italiano e noi che venivamo da quella terra non sapevamo la faccia dove metterla, soprattutto con i nostri commilitoni ”. Era il triste commento di mio padre, combattente su quel fronte.

Dopo Levi molti si interrogarono e agirono. Olivetti prefigurò un intervento sociale, culturale e di risanamento urbanistico. Lì trasferì competenze e creò un “laboratorio a cielo aperto” in cui lavoravano giovani del luogo e professionisti esterni. La comunità fu sollecitata con la diffusione di riviste, biblioteche, corsi di cultura popolare, attività ricreative. Poi il film di Pasolini Il vangelo secondo Matteo”, girato a Matera. Non un film qualsiasi. Il soggetto fece molto discutere nella fase di lavorazione e dopo, e numerosi intellettuali scoprirono Matera.

La soluzione della vergogna dei Sassi divenne problema nazionale, e si accompagnò ad una riflessione sulla storia. Matera è una città unica, costruita per svuotamento (scavando nella pietra e non aggiungendo materiale esterno), presenta soluzioni originali per la raccolta dell’acqua, per un’agricoltura “arida”… Ho visitato Matera dopo la designazione a capitale della cultura e sono stato colpito da varie cose: l’informazione diffusa, la condivisione critica del progetto, visioni diverse che si confrontavano, il rapporto tra pubblico e privato (soggetti privati che restauravano i Sassi e ne facevano luoghi pubblici). Di queste cose ne parlavano volentieri gli studenti incontrati in biblioteca, le guide, i visitatori della libreria, quelli della mostra sulla lavorazione del film di Pasolini… Una città “provinciale” di cui sono consapevoli, ma in cui arte, economia, ambiente, modi di abitare sono intrecciati, legata al passato, ma aperta alle questioni di oggi: integrazione, riuso, risparmio.

Matera, più che simbolo di una cultura contadina, è simbolo di tutte le culture dimenticate e ci dice che la qualità culturale del luogo è data soprattutto dai suoi abitanti.

Il giorno dopo l’evento, ho letto e avvertito in giro una punta di invidia (a volte può fare anche bene)… Matera ci pone alcune domande sul valore culturale e il futuro del nostro territorio. Bisogna smetterla di parlare di turismo, di numeri, di vantaggi economici, sempre e ovunque. Questi vengono se si è in grado di parlare di altro. Il nostro territorio sembra avere tutto: paesaggio, storia (riconoscimenti Unesco), clima… E sembra mancare di tutto: non ha una cultura diffusa, non ha rispetto per le cose e le persone… non ha superato quella malattia infantile del Sud, che è la cultura dell’evento (e quindi del consenso).

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