Mafia garganica. Come è cominciata? Come è potuto succedere? E ora come se ne esce?

SOCIALE

Passo dopo passo. Così è cominciata. Inavvertita all’inizio… E passo dopo passo è la via per uscirne, ed è questo lo slogan che ha accompagnato la marcia per le vie di Mattinata.

“Vai in un bar e non puoi fermarti… non sai chi incontri. Ai mieti tempi io (e tanti altri ragazzi) ho imparato a giocare a carte nel bar, si parlava di sport e trovavi persone… emigranti che tornavano… raccontavano e ti insegnavano qualcosa…”

“Forse stanno pure nella manifestazione. Questo paese, considerato il numero degli abitanti, sembra avere la più alta densità mafiosa. Come è cominciata? Si dice che sia stata sottovalutata. Ma serve ancora parlarne?”.

“Prima c’erano i partiti e si discuteva, Tutto è cominciato quando i partiti, i sindacati… hanno chiuso le sedi. C’era il partito comunista e qui venivano da Manfredonia, da Foggia i dirigenti della federazione, dei sindacati. E si ragionava, si criticava. Ora noi siamo penalizzati a livello elettorale perché i candidati li scelgono a Manfredonia e qui si e no vengono una sola volta a chiedere i voti. Siamo periferia. Sì. La periferia di Manfredonia”

“E’ cominciata da lontano in tutto il Gargano: io mi ricordo i ragazzi delle scuole medie che scrivevano nei compiti in classe che da grandi volevano costruire l’albergo, fare tanti soldi. Era ed è diffusa questa mentalità. In inverno c’è depressione. L’estate è drogata. Da giugno inizia la febbre, l’euforia. L’abusivismo era ed è accettato, condiviso… Si costruiscono nuovi vani? E non è ricchezza che arriva? Non c’era condanna. I compiti di quei ragazzi avrei voluto conservarli!”

“C’è emergenza culturale che è anche emergenza democratica, politica. Il Parco è fermo da tempo, e su di esso sempre tira e molla. I luoghi sono sempre meno frequentati. C’è difficoltà a mettere insieme le persone. Ci sono progetti e finanziamenti sulla dispersione scolastica, la povertà educativa…che hanno bisogno di essere verificati, vederne realmente l’efficacia. Monte S. Angelo e Mattinata, due comuni sciolti per mafia, non è uno scherzo! E non sappiamo il terzo… L’unione dei Comuni? Il Piano sociale di zona ha mostrato che è possibile lavorare insieme… Poi tutto si è fermato. L’unione l’ha fatta la mafia!”

“Il cammino è in salita. I giovani non ci sono. Mancano fisicamente. La loro sola presenza fisica modificherebbe tante cose. Vedi stamattina. Ci sono i bambini. Ci sono i genitori. Ma pochi sono i giovani. Indifferenti? Sono in attesa di andare via”

“Ora c’è solo la parrocchia. Che si muove, aggrega, propone. Io sono ateo, però quando don Luca mi ha detto che dobbiamo fare qualcosa per i ragazzi, ho detto: va bene incontriamoci”.

C’è un momento di silenzio. E si ascolta il vescovo, che dice cose semplici. “Un passo alla volta e non bisogna fermarsi. Per compiere il passaggio dall’io al noi, dal dire mio a dire nostro. Noi e nostro per sconfiggere il grande io che è la mafia, del farmi i fatti miei”. E poi aggiunge: “Dico una cosa che da vescovo non dovrei dire: mi piacciono gli atei. Non gli atei ideologici, quelli che si fanno una nuova fede. No. Gli atei, quelli che mi fanno capire che io non sono Dio, noi non siamo Dio”.

L’ateo a me vicino sorride. Il noi, il nostro sono beni comuni: le relazioni, la legalità, la comunità… beni fragili, che hanno bisogno di cura continua, di cittadini premurosi. Sono come l’aria trasparente, della quale ce ne accorgiamo quando viene a mancare.

Leggo, in questi giorni, un libro di Luigi Totaro. Una storia di passione e disincanto, ed anche storia di un paese. E capisco le occasioni perdute per Mattinata, i cambiamenti possibili, le visioni sfumate, gli entusiasmi spenti.

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