La cultura scientifica e la scuola. Redi, Spallanzani, Geymonat. Tutti figli di Galilei.

CULTURA

Non si studia la storia della scienza. E la “filosofia” si tiene ben lontana dalla trattazione delle tematiche scientifiche ed epistemologiche.

Se qualcuno non conosce chi ha scritto L’Infinito o Moby Dick è ignorante, come pure  se non sa il periodo in cui Marco Polo ha compiuto il viaggio in Cina. Mentre se confonde l’atomo con la molecola e glielo fai notare ti dice che sei pignolo. Se poi ti azzardi a parlare delle leggi della termodinamica ti risponde che sono cose che interessano gli scienziati. Una mentalità che è grave quando giunge ai livelli più alti e tocca i processi decisionali della politica, dell’economia…

Manca una storia e una filosofia della scienza. La prima trattazione (ancor oggi fondamentale) è quella in otto volumi di Ludovico Geymonat: Storia del pensiero filosofico e scientifico. Geymonat (1908 – 1991) si laurea a Torino in filosofia nel 1930, due anni dopo in matematica. Fu assistente di analisi algebrica, ma gli fu preclusa la carriera universitaria perché non iscritto al Partito fascista. Fu influenzato da Gobetti, dal matematico Peano e da Piero Martinetti (uno dei 12 accademici che non giurarono fedeltà al regime). Grande innovatore nel percorso degli studi, socio del circolo di Vienna e di altri centri culturali a livello europeo. Si confrontò con rigore e chiarezza sul razionalismo e un nuovo umanesimo con Abbagnano, Bobbio, Buzzati Traverso, Martinetti, Del Noce. Direttore della sezione di logica matematica nel CNR, nel 1956 ricoprì la prima cattedra in Italia di Filosofia della scienza. Dalla sua opera monumentale ricavò un importante manuale per le scuole superiori. Di Geymonat si avvertirono gli echi nel Liceo scientifico a Manfredonia, istituito nell’anno 1954 – 55. Fu preside della nuova scuola, nel biennio 1858 – 60, Maria Teresa Bertolini, la nipote di Ludovico Geymonat. Veniva da Torino, lasciò il segno e l’impronta metodologica dello zio.

Nel Liceo scientifico “Galilei” fu costante l’attenzione alla scienza con conferenze e discussioni pubbliche, in particolare nel decennale e nel venticinquennale di fondazione. Ricordo, negli anni ’80 e ’90, i dibattiti sulla relatività generale e ristretta, la scienza e i fenomeni parascientifici, le donne nella scienza, il gruppo astrofilo, la rivoluzione scientifica del Seicento e Galileo….

Un’attenzione particolare ci fu nell’adozione dei classici in filosofia e in italiano “Classici italiani” erano ritenute le opere di ricercatori e scienziati del XVII e XVIII secolo, come Francesco Redi, Antonio Vallisneri, Lazzaro Spallanzani. Tutti nel solco della scuola galileiana e del suo “metodo sperimentale”. Sino al loro tempo si credeva che gli insetti nascessero non per fecondazione, ma dalla decomposizione della materia organica, e che le rane, le lumache, le sanguisughe si originassero spontaneamente dalle paludi. Si lessero le riflessioni di Spallanzani sui vermicelli spermatici e le pagine tratte da “I giornali della digestione” (l’espressione succo gastrico è sua). Erano testi descrittivi di sperimentazioni che conducevano in vitro e anche su se stessi. Cosa c’entra con la lingua italiana? Crearono essi la prosa scientifica italiana. Espressioni letterarie vivacissime, colorite, spontanee. Immersi essi nei processi vivi della ricerca, registravano in diretta le sensazioni, le riflessioni, le delusioni per gli insuccessi e l’entusiasmo per le scoperte. Ci fanno comprendere la curiosità e la tensione intellettuale che alimentava la ricerca.

Il riferimento era Galilei (per Geymonat figura centrale della razionalità moderna, il trait – d’union tra scienza e filosofia). Scrive in latino, come tutti in quel periodo, però, alcune opere le scrive in italiano (volgare si diceva allora, cioè lingua del volgo, popolo). Crea lui per primo la lingua scientifica. Fu processato e condannato per avere scritto il “Dialogo intorno ai massimi sistemi”. Se l’avesse scritto in latino non ci sarebbero stati problemi. Un’opera eccezionale, un dialogo tra sostenitori del sistema geocentrico tolemaico e quello copernicano. Un modello di come si possa parlare di temi scientifici in modo chiaro e rigoroso. Un punto di riferimento per scienziati e divulgatori ancora oggi.

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