La bicicletta riscattò l’Italia. “Pedalare” l’immagine di un popolo in cammino. Oggi può ancora salvarci?

CULTURA

I miti di Coppi e Bartali. La vittoria al Tour, che cambiò la storia di un paese umiliato. Oggi pedalare non piace a nessuno.

Piace la bicicletta elettrica, i monopattini che si muovono da soli. Vedere ventenni e trentenni aitanti e robusti con il monopattino elettrico fa sorridere. Se usi la bicicletta elettrica e hai meno di sessant’anni è meglio che stai sul divano.

E’ il più semplice mezzo di trasporto, il più ecologico, e con il Covid il più sicuro. E poi fa bene alla salute. La usavano nel dopoguerra preti e maestri per andare a dire messa o insegnare nelle campagne. Erano tre milioni le biciclette, ed erano poche. L’unico mezzo di trasporto e di lavoro per un’intera generazione. Oggi la usano gli immigrati nelle campagne del Tavoliere per la raccolta dei pomodori.

Ladri di biciclette è il film simbolo di quegli anni (1948). Antonio Ricci, disoccupato, trova lavoro come attacchino comunale, ma deve avere una bicicletta, la sua è al Banco dei pegni. La riscatta con le lenzuola matrimoniali; mentre affigge un manifesto, gliela rubano; lui cerca di fare altrettanto…

Non sono disoccupati quelli che hanno usufruito del bonus. Né sarà utilizzata negli spostamenti urbani. Per ora solo gli adolescenti usano la bicicletta per spostarsi nelle periferie. Chi fa l’errore di avventurarsi nel traffico urbano, non lo ripete una seconda volta. Così i componenti di una famiglia (genitori e due bambine), sul lungomare, sono costretti a scendere, terrorizzati, accerchiati e circondati dalle auto. Forse la colpa non è tutta degli automobilisti. Io li trovo persino più gentili dopo il lockdown, chiedono scusa quando aprono improvvisamente la portiera. Ora nuove norme rendono più libera la circolazione delle biciclette, ma non aggiungono sicurezza.

Manfredonia viene da una storia sciagurata. Una pista ciclabile mai entrata in funzione, progettata male, costruita peggio e ben presto rovinata; e poi le bike sharing devastate. Erano in vari punti della città, committenti il Parco del Gargano e la Provincia. Nel giro di un anno sono rimasti legati alla griglia pochi moncherini. Su questa vicenda nessuna riflessione pubblica. I comportamenti individuali sono preziosi, ma se non sono accompagnati dalle scelte pubbliche, se non sono sostenuti dalla politica non vanno lontani. Eppure nel passato ci sono state diverse iniziative e giornate molto partecipate per promuovere le bici in città..

Il traffico strozza le relazioni, la socialità, il benessere, il commercio.. C’è un circolo vizioso: andare in bici è pericoloso, ma anche l’andare a piedi è ritenuto nocivo. Anziani e donne con bambini piccoli o con il carrozzino non si avventurano a piedi tra auto in sosta e traffico. 

Oggi non possono neppure aiutarci i grandi miti. Nel dopoguerra, nell’Italia distrutta, il mito di Coppiebartali accompagnò la ricostruzione, l’italiano che camminava tra i ruderi, con i volti della miseria ovunque, riprende l’entusiasmo, si rimbocca le maniche. Mai più guerra e mai più fame. E sullo sfondo le immagini esaltanti ed epiche di quei due. Avversari in corsa e amici fuori. Il ciclismo non era quello di oggi. Era il principe dello sport. E il Tour era il momento più alto. Si correva per squadre nazionali. Davvero la vittoria di Bartali ha salvato l’Italia dalla guerra civile dopo l’attentato a Togliatti? Era il 14 luglio del 1948 e De Gasperi telefona a Bartali (Coppi non corse quell’anno). “Fai qualcosa!”. Bartali ha 34 anni e un ritardo di circa 20 minuti dalla maglia gialla. Sul Tour l’aria è pesante per l’attentato, si pensa a un ritiro di staff e corridori italiani… Il giorno dopo si corre Cannes – Briancon (274 Km, nel finale il temuto Izoard, 2.361 m). Bartali scatta, vince, la maglia gialla è a meno di un minuto. Notizie rassicuranti dall’Italia e su Togliatti. Ma il “toscanaccio” non si ferma e il giorno successivo vince ancora con una fuga di 150 chilometri e ancora a Losanna una fuga solitaria di 120 chilometri. Un trionfo. Bartali salva l’Italia dalla guerra civile? Forse no. Cambia l’immagine di un popolo nel mondo.

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