La disubbidienza necessaria di Antigone e quella nociva di chi non ha rispetto delle regole.

CULTURA

C’è tristezza e malinconia. La speranza di una fine in tempi brevi del coronavirus sembra allontanarsi. Nonostante il vaccino.

L’Occidente si è perso in una pandemia che ha una mortalità dello 0,5 %. E se arriverà una con una mortalità più alta? Il sacrificio del distanziamento fisico è visto come un’apocalisse! Ci manca l’energia e il coraggio nell’accettare comportamenti di autocontrollo dettati dalla situazione pandemica. Ci muoviamo spesso sulla base delle emozioni. Il Natale è diventato l’emblema del buon passato e di tradizioni importanti. Dimentichiamo che abbiamo costruito una società individualista e materialista, che da tempo ha abbandonato i legami familiari e sociali. Nell’estate del 2003 l’ondata di caldo ha fatto 15.000 morti in Francia. Anziani spesso lasciati soli. Migliaia i morti anche in Italia e in Europa.

Mi ha telefonato un amico per chiedermi a chi poteva rivolgersi per assistere la mamma positiva, con pochi sintomi. Le figlie e i figli tutti in quarantena. Gli ho dato alcuni indirizzi di associazioni. Ho chiesto qualche giorno fa come aveva risolto. “Trasgredendo la legge. Una figlia in quarantena si è recata ogni giorno dalla madre. Non si è potuto fare diversamente”. Un paio di giorni fa altro caso. Due anziani contagiati e tutti i figli in quarantena o positivi. Interpellate associazioni, servizi… i medici di famiglia, assenti o impotenti. Interpellato il 118: “Noi possiamo intervenire e portarli in ospedale, ma se non hanno sintoni gravi… Non è opportuno”. Mi hanno riferito altri casi, che pongono problemi etici e non c’è nessuno che possa dare una risposta. Può il figlio stare in quarantena a casa mentre la madre contagiata e positiva resta sola e priva di assistenza? Mi sono ricordato di Antigone. Creonte, tiranno di Tebe, proibisce di seppellire Polinice che era morto assaltando la città. Antigone, la sorella del giovane ucciso, disobbedisce e di notte compie il rito della sepoltura. Viene condannata a morte. Antigone è una figura eterna ed esprime un sentimento morale moderno. Non ci è estranea. Camus ne “Lo straniero” scrive che l’uomo che non piange al funerale della madre getta un sospetto sull’intera comunità. Nella nostra società sospettato è chi compie riti antichi, segni di umanità, come assistere i morenti.

Ci sono persone morte in età non avanzata. Le voci hanno parlato di pochi giorni di contagio e di malattia, che è in effetti imprevedibile; ma poi dai familiari si viene a sapere che il dubbio del contagio era affiorato 20 – 30 giorni prima. Tosse, in seguito una febbre leggera…In pochi giorni la situazione è precipitata. Perché la negazione prima, e poi la paura e il rifiuto dell’ospedale?

A maggio si è provato a mettere insieme i cocci del sistema sanitario crollato, nelle case per anziani si iniziavano a riconoscere errori e carenze, si fornivano tablet per collegare gli ospiti con i familiari, le cure a casa sembravano funzionare. Il ruolo dei medici di famiglia pareva chiarito con nuovi protocolli, esperienze “controllate” di presenze di familiari accanto ai malati in qualche ospedale…  Ora non si sa quale è il ruolo della medicina territoriale. Dagli ospedali giungono telefonate ai parenti, ma la comunicazione è carente. Ci accorgiamo che siamo ancora impreparati.

Circola sul web un video del personale sanitario. Gli operatori si rivolgono rassicuranti ai familiari. “Noi ci prendiamo cura dei vostri cari. Non facciamo mancare le carezze e il sorriso. Voi state a casa. Proteggetevi e proteggeteci …” Motivazioni buone, ma non possono esserci sostituzioni affettive. Le cure sono offerte con attenzione e premura, pur con i limiti delle emergenze, ma non cancellano la sensazione che i malati hanno di essere abbandonati nella morte da tutte le persone cui sono affezionati.

In ospedale le persone muoiono sole. L’espressione “morire da soli” ricorre oggi più frequentemente, forse perché le società contemporanee non riescono a produrre spontaneamente aggregazione e sono sempre più società di individui privi di comunità. Si muore da soli e soprattutto non si è potuto partecipare ai funerali, o consentiti solo a poche persone. Non si poteva fare diversamente, i funerali sono una delle maggiori fonti di contagio. Persone adulte e razionali non sanno partecipare a distanza, non sanno vivere una “corrispondenza di amorosi sensi” priva di espansività fisica. Devono confondere le lacrime.

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