L’unica, grande, necessaria, straordinaria utopia possibile. L’istruzione permanente per tutti.

CULTURA

L’invecchiamento è un fenomeno complesso, che presenta oggi diseguaglianze ed emarginazioni scandalose. Che potranno amplificarsi con i mutamenti tecnologici e con le differenze tra coloro che sono “aggiornati” e coloro che sono esclusi dalla conoscenza.

L’educazione permanente è tema di convegni, tavole rotonde, pubblicazioni; ritenuta necessaria, ma mai seriamente affrontata. Ci sono state stagioni politiche che l’hanno posta al centro del dibattito pubblico e culturale. Negli anni settanta, i lavoratori dell’industria ottennero “le 150 ore” retribuite, non per aggiornarsi professionalmente, ma per aggiornarsi come cittadini e recuperare quel tempo di allontanamento precoce dalla scuola per l’inserimento precoce nel mondo del lavoro. Una esperienza molto positiva anche a Manfredonia

L’educazione permanente resta fondamentale e riguarda la capacità di orientarsi nel mondo contemporaneo, acquisire nuove competenze di fronte ai mutamenti che non si fermano. La sola utopia possibile: l’istruzione permanente per tutti, invertire l’immagine di un futuro buio, negativo, quello di un diffuso nuovo analfabetismo, con masse estese ignoranti, illetterate, presenti nei paesi occidentali e ancor più nei paesi di altre parti del mondo… esposte alle paure, al proselitismo aggressivo di forze politiche senza scrupoli e a forme di regressione ideologica.

Oggi non esiste problema che non richieda una consapevolezza diffusa: il clima, la pandemia, la raccolta differenziata, la comprensione di nuovi fenomeni sociali… E’ quel capitale umano e civico che riguarda l’intera popolazione. C’è poi l’urgenza dell’alfabetizzazione informatica. Uno degli obiettivi della “Next generation” è che entro pochi anni la popolazione tra i 16 e i 74 anni deve possedere conoscenze digitali di base. Non si tratta solo di saper consultare internet o rispondere a una mail, ma di compiere operazioni attive, pagamenti on line, prenotazioni… Nei giorni di pandemia agli Uffici postali la fila fuori era crescente, mentre molti passavano avanti… avevano prenotato on line, dicevano.

Su questi aspetti in Europa ci sono Paesi molto più avanti. Si tratta di conoscenze che non si possono esaurire in un corso, ma devono divenire pratica quotidiana. Nel Sud Italia la situazione è molto più difficile perché gli anziani sono soli, i figli vivono e lavorano fuori, non ci sono nemmeno i nipoti che possono assicurare quell’aiuto e quella vicinanza che permetta ai nonni di non sentirsi disarmati e sperduti di fronte a nuove evenienze, a intoppi e ingorghi di rete. E’ una vera e propria povertà educativa, che va affrontata come tale.

Altra cosa è la riqualificazione dei profili professionali. L’Italia è il paese che ha maggiore bisogno di aggiornare le competenze per coloro che già lavorano, al fine di tutelarne il posto di lavoro. Da alcuni dati risulta che su 200.000 imprese e circa 4 milioni di addetti, il 60% ha bisogno di aggiornamento digitale e il 30% di riqualificazione completa. La corsa alla pensione e all’uso di “quota 100” ha spesso alla base questo disagio e la paura di mettersi in gioco. Pare che ci sia o debba essere creata una rete provinciale per l’istruzione permanente, prevista dalla legge Fornero! Un fenomeno sommerso, infatti non pochi Enti, aziende, singoli hanno provveduto da soli, per cui ci sono molte conoscenze diffuse che devono essere definite e certificate.

Accanto ai giusti investimenti e alle riforme del Recovery plan c’è bisogno di questo lavoro di base, di formazione diffusa, ed anche di una nuova cultura della vecchiaia: concepire la vita in modo attivo, con una idea di fiducia nel futuro e di cittadinanza piena fino alla fine.

C’è bisogno di nuovo volontariato, per sorvegliare i luoghi dove maggiori sono le solitudini, diffuse le paure. E forse di nuove figure professionali, consulenti digitali nei circoli, nelle parrocchie, a domicilio. Abbiamo dati, aggiornati quotidianamente, sulla povertà assoluta materiale. Ma questa povertà culturale è più sottile, diffusa. Ed è piena di fantasmi: depressione, emarginazione, umiliazioni, microviolenze inavvertite…

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn