Foggia, città mafiosa. Lo scioglimento del capoluogo, una tragedia daunia.

POLITICA LOCALE

Città denuclearizzata. Città della pace. Città gemellata… E se trovassimo domani una scritta, all’ingresso, “città mafiosa”?

Svilimento e perdita di credibilità. Queste le parole nuove, che non pare siano presenti negli altri atti dello stesso tenore. Difficili da dimostrare, ma che ognuno potrebbe riscontrare quotidianamente. I comportamenti dei consiglieri, le “dichiarazioni” di Landella, la volgarità di parole e atteggiamenti, l’arroganza… Il valore, la credibilità del Comune dovrebbero stare a cuore alla società, alla comunità intera…

Quali sono le contestazioni? Appalti e proroghe, certificazioni antimafia mancanti, contatti e frequentazioni. Sostegni economici elargiti senza regole. Le solite. Si ripete dall’epoca dello scioglimento di Monte S. Angelo che si tratta di un provvedimento preventivo (a fin di bene). Molti indizi (pur non sufficienti ad aprire azioni penali) rendono plausibili ipotesi di soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata. Un intervento preceduto a Foggia da un’azione penale che si è sviluppata negli ultimi mesi nei confronti degli amministratori, con il coinvolgimento di dipendenti comunali. Si pensava che questo sarebbe stato sufficiente.

Alla base c’è una relazione dettagliata non pubblica, una sintesi del prefetto pubblica, ma con tanti omissis e troppo breve. E’ un copione presente anche negli altri comuni. Relazioni che registrano “tutto”, anche aspetti minori e secondari e che spesso sono divulgati dalle persone coinvolte per mostrare la debolezza dell’impianto. Un discorso a parte è l’assenza del “contraddittorio”, per lo scioglimento dei comuni e le interdittive antimafia; un’assenza che spesso vanifica il percorso di “bonifica”.

In occasione di progetti collaborativi con Foggia, come assessore a Manfredonia, ebbi l’idea di un comune  inafferabile, una burocrazia potente e sospettosa, legata e schierata politicamente, ma non legata alla città. Ho conosciuto due sindaci: Ciliberti e Mongelli. Il primo mi parlò dei contributi economici straordinari (all’attenzione oggi della relazione prefettizia). Ciliberti era stato commissario a Manfredonia, dove si chiedeva il contributo anche per le giostre. Sapeva di un processo di regolamentazione. Gli descrissi le modalità: priorità dei bisogni, domande individuali, valutazione dei servizi sociali, rete di aiuto nella città per le urgenze… A Foggia, sindaco e assessori erano quotidianamente assediati e il sistema era fuori controllo per milioni di euro! Mongelli aveva governato bene, avviato un processo di risanamento, consenso nella città… poi le primarie volute da una parte del PD… Non se lo aspettava. Era amareggiato. Primarie non per scegliere i candidati, ma per regolare i conti tra gruppi di potere. Mondelli perse le primarie, ma avrebbe potuto vincere contro Landella.

Dalle prime reazioni non c’è sconcerto. Tutto è apparso prevedibile e persino auspicabile. Così come scontato e superficiale il richiamo a un cambiamento radicale, a una nuova classe dirigente. Molti sembrano non aspettare altro. E perché tante energie non si sono mosse prima? Perché mesi di indifferenza, apatia. Fuori Foggia, invece, si registra tristezza e sofferenza.

Il riscatto è più complesso. Foggia deve pensarsi come capoluogo, nonostante l’abolizione dell’Ente Provincia. In un’area geografica vasta, diversificata… la “Provincia” era la sintesi, ed era un organismo importante. La necessità di classi dirigenti e di un ceto politico autorevole a Foggia è fondamentale all’intero territorio. Non si tratta di un semplice mutamento di maggioranze. Il degrado si respira in città da tempo. Un involgarimento, uno scadimento in quelle istituzioni che restano “provinciali”: biblioteca, musei, conservatorio, librerie… Potrei raccontare piccoli episodi di discrezionalità, favori, raccomandazioni… Forse non visibili ai foggiani, ma avvertiti da quelli che vengono da fuori. E poi l’assenza di una borghesia civile. Solo gruppi dominanti aggressivi, incolti… Corpi intermedi privi di voce e “marci”. C’è una seria questione morale a Foggia, e si deve aprire un discorso sulle “zone grigie”. E l’Università? Che senso ha in un comune segnato profondamente dalla criminalità organizzata?

Ora tra le ricette leggo di una nuova (necessaria e organica) unione tra la politica e la società civile. E se la via fosse il contrario? Un cambiamento dei partiti, dei corpi intermedi, del dibattito pubblico? Senza confusione. E’ stato sciolto l’intero Consiglio comunale. Sindaco, assessori, consiglieri sono andati a casa anche per quello che non hanno fatto oltre che per quello che hanno fatto. E anche altri soggetti hanno molto da meditare sulla propria funzione di anticorpi sociali e culturali.

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