Capitanata. La provincia più colpita dal Virus. Lo dicono un anno dopo.

SOCIALE

“A Foggia si è registrata l’incidenza di Covid 19 più alta di tutta la Puglia ed è tra le tre province più colpite dal virus del Centro e Sud Italia… La Codogno dell’Italia meridionale”

Sono parole del Direttore generale e coordinatore dell’emergenza sanitaria della Capitanata, Vitangelo Dattoli. “Il doppio dei casi rispetto alla provincia di Bari e il quadruplo rispetto alle province salentine”. Lo riporta il giornale l’Attacco dell’11 di questo mese. Parole pronunciate nel convegno della Società italiana degli Epatologi Ospedalieri (Foggia 9 – 10 settembre).

La Capitanata conquistò il primato in Puglia, fin dalla prima settimana di Ottobre 2020. I dati di riferimento erano quelli regionali, riportati in modo chiaro ogni giorno. Su questo blog ne ho scritto in modo ossessivo. Sui giornali online (Stato quotidiano) si parlava di Foggia maglia nera, provincia fuori controllo, super rossa… Resistevano inizialmente alcuni piccoli comuni (Mattinata, e qualche municipio sui Monti Dauni), poi travolti anch’essi a causa soprattutto degli studenti pendolari che viaggiavano in autobus “stipati come sardine”. A Manfredonia in quei giorni gruppi politici incontravano la commissione straordinaria… ma per parlare di Energas e bonifiche Enichem o dei conti del Comune! Nessuno leggeva i dati. Raro l’uso delle mascherine nei mercati e nei negozi. “La Capitanata trascina anche noi nella zona rossa”, dicevano amici leccesi. A metà Novembre 2020 il risveglio improvviso. Più che ospedali pieni e terapie intensive, erano i morti a scuotere gli animi. Il sindaco di Foggia Landella in un video grida: “Sono spaventato”. E gli assembramenti sono sostituiti dalle file di centinaia di persone davanti ai centri di analisi… si invocò la chiusura dei mercati, delle scuole, zona rossa… “Non ce ne siamo accorti. Non c’è stata la necessaria percezione”, scriveva il giornalista Geppe Inserra.

Un mese di ritardo. Una super diffusione che sollecitava domande, analisi… Dattoli se ne è accorto ora o allora? Ne ha parlato con l’assessore Lopalco, il presidente Emiliano, il Prefetto, i sindaci, i commissari straordinari?

L’informazione veniva dalla televisione, i medici di famiglia erano latitanti. Si poteva fare qualcosa in più? Penso ai vigili urbani e forze dell’ordine. Nel lockdown si vedevano fare tutti lo stesso giro, in auto intorno a Siponto, ai quartieri… gli stessi itinerari. Poi i posti di blocco. Perché non fermare l’auto e girare a piedi? Compiere un servizio di prossimità, con il supporto delle associazioni, Servizi sociali (cosi hanno lavorato altrove, casa per casa). Parlare, salutare, raccogliere qualche sollecitazione, qualche emergenza. Accompagnare la comunità, raccomandare, vigilare. Nel Sud ci sono molti (anziani soprattutto) che abitano ancora a piano terra. Le cose dette ai vigili hanno un senso diverso che non la segnalazione più o meno anonima al telefono.

Quando sapremo i morti del 2020 forse ci sarà qualche chiarimento. Ogni città, ogni comunità ha mostrato una sua particolare vulnerabilità al virus. A Manfredonia: Monticchio, quartiere stretto, piccoli negozi e attività artigianali, un’alta densità abitativa rispetto ai comparti e alle zone residenziali oltre la stazione campagna, con ampi viali, aree aperte… Quali i punti di maggiore contagio? E poi le abitudini, i luoghi di incontro: la movida e la folla sul porto turistico? O forse più gli spazi condominiali, i pianerottoli, con le numerose quotidiane conflittualità? “E’ difficile essere cittadini nella pandemia e nel Sud. Il virus ci costringe a spiare, ci spinge a parlare in faccia, a scontrarci”, diceva una signora anziana. L’incoscienza degli adolescenti? O un sentimento di immunità di certe fasce e categorie (trentenni, quarantenni, che fittavano case a Macchia o Siponto, per festeggiare liberamente)?

Il virus starà ancora in mezzo a noi. E si tratta di capire come convivere. Il primo impegno è comprendere quello che è successo. Esaminare le fragilità del tessuto urbano, le abitudini di gruppi sociali, l’attardarsi di pezzi di comunità solo su tematiche del passato, e non guardare ad altre emergenze, a scelte quotidiane e ai comportamenti dei cittadini. E poi la medicina territoriale, le cure sociosanitarie domiciliari… Cosa diversa dalla difesa dell’ospedale cosi come è. Possono essere temi importanti della campagna elettorale, un buon inizio della nuova amministrazione.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn