Carta di Firenze. Esplorare la città e provare a cambiare la vita e la scuola, dal basso.

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La carta di Firenze, un documento approvato da sindaci e vescovi delle città del Mediterraneo (26 febbraio 2022). Un patto di amicizia e testimonianza di una coscienza mediterranea, nel segno di Giorgio La Pira.

Approvato in giorni di guerra, è il riconoscimento del ruolo delle città, del patrimonio e tradizioni dell’area mediterranea, con i suoi valori ambientali, culturali, linguistici, religiosi. Si ribadisce l”impegno al dialogo e alla cooperazione tra istituzioni educative, tutela dell’infanzia e nella programmazione universitaria.

In primo piano c’è l’educazione alla pace, la prevenzione dei conflitti, l’esortazione ad affrontare l’emergenza climatica. Nella Carta di Firenze si esprime la connessione tra flussi migratori e riscaldamento del pianeta. Sappiamo con certezza che nei paesi dell’area mediterranea il degrado del suolo e la desertificazione spingeranno a esodi di massa. Nessun può agire da solo, tutto si scopre interdipendente, per cui è indispensabile e prioritaria la cooperazione internazionale per lo sviluppo economico dei paesi africani.

Nell’appuntamento di Glasgow dello scorso Novembre, oltre a Greta Thunberg, ha parlato anche Vanessa Nakate, attivista ugandese . “L’Africa (1,3 miliardi di persone con una età media di 18 anni) è responsabile solo del 3% delle emissioni globali, ma gli africani subiscono l’impatto maggiore“. E ha ricordato la siccità, i disastri ambientali. “Il tempo sta scadendo chi pagherà per i tifoni, le distruzioni, le persone costrette ad emigrare?

L’impegno degli Stati e delle organizzazioni internazionali deve essere affiancato dai movimenti dal basso. Nella “carta di Firenze” è usata un’espressione molto bella: Esplorare la città… ciò che tiene unita una comunità… esplorare le cause del disagio. Qualche anno fa ci fu a Manfredonia un’indagine tra i genitori dei bambini del nido e della scuola dell’infanzia: “La città che vorrei”. Risposero in seicento persone su mille. La richiesta più condivisa riguardava gli spazi sicuri: strade, percorsi casa scuola, parchi giochi… poter lasciare i bambini da soli. “Magari affacciarsi dal balcone a guardarli”.

Andare a piedi a scuola! Si aspetta sempre il Comune. Ci sono città dove i cittadini si organizzano autonomamente. A Perugia, una cittadina originaria di Manfredonia: “Noi ci siamo mosse da sole, le famiglie dei condomini di periferia. Prima uno stabile, poi anche altri“. Qui a Manfredonia dai Comparti si chiedono gli autobus per andare a scuola! E le biciclette distribuite a piene mani con i bonus durante la pandemia? Un tempo andare a piedi era la cosa più bella, quella che si ricorda di più. E lo sarebbe ancora oggi.

Sono i cittadini, le famiglie che devono chiedere di liberare cortili, strade… uscire all’aperto. In Finlandia l’educazione all’aperto contribuisce ad assicurare alla scuola risultati eccellenti anche in termini di uguaglianza e inclusione. In Italia non è così. La scuola è iperprotettiva. Vi è una crisi oggettiva dell’educazione (sviluppo delle capacità psicomotorie, sociali, emozionali…), che non offre quelle competenze che si costruiscono nell’attività libera e spontanea, quotidiana, fatta di atti ripetuti e di sorprese. E’ fondamentale il contatto con la natura, il piacere di scoprire il movimento e il corpo. E’ innaturale per bambini e ragazzi stare seduti in un’aula per 4 ore. E’ innaturale guardare per giorni e giorni la vita da vetri e finestrini (casa, auto, scuola). Anche per i ragazzi più grandi rimanere tranquilli per tanto tempo è faticoso. Molti adulti si scandalizzano, ma essi stessi a fatica riescono a stare fermi, nei collegi dei docenti o nei Consigli comunali e in altre riunioni. Eppure sarebbe sufficiente prevedere una uscita all’aperto per settimana! Ci sono insegnanti, impegnati ad organizzare percorsi didattici nella città, luoghi storici, paesaggistici… sono spaventati dalle difficoltà burocratiche. Di baby gang si parla un po’ ovunque, spesso in modo improprio… Si possono spiegare con la costrizione a stare fermi, a vivere sempre al chiuso? Non avere occasioni per mettersi alla prova?

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