Il grano conteso del Tavoliere. Quando il porto di Manfredonia era un po’ come Odessa.

CULTURA

Chi l’avrebbe mai detto… Il “vecchio pane”, per cui protestavano le masse popolari dell’Ottocento e Novecento… Ora nuovamente al centro dell’attenzione e preoccupazioni in molti paesi.

Il grano del Tavoliere è stato costantemente razziato, rubato. Dopo la caduta dell’impero romano, nel 507 una lettera di Cassiodoro, ministro di Teodorico, parla di provvedimenti a protezione dei commercianti (negotiatores) di Siponto. Si erano lamentati delle incursioni piratesche che dalle coste dalmate assaltavano Siponto e altri luoghi dell’Adriatico. Il re sospendeva per due anni i loro obblighi fiscali (Mazzei – Notarangelo).

In questo giugno 2022, nelle campagne foggiane, sono bruciate vaste aree coltivate a grano di un imprenditore antiraket (D’Auria). Passate inosservate altre distruzioni, mesi prima, con il diserbante “seccatutto”, sempre in Capitanata.

Ma di gran lunga più devastante fu l’incendio che avvenne nel 508. Truppe scelte bizantine sbarcarono a Siponto ai primi di giugno e diedero fuoco ai campi di cereali pronti per la mietitura, nell’intero Tavoliere. Tutto il frumento andò distrutto in un immenso rogo. Una ritorsione dell’imperatore di Costantinopoli contro Teodorico, reo di avere sconfinato nella regione balcanica in territori sottoposti all’influenza bizantina. Era colpita la principale fonte di approvvigionamento alimentare della popolazione italica. Teodorico non poté reagire, non avendo una flotta adeguata. A questo atto che danneggiò mercanti e fittavoli (negotiatores e conductores) si aggiunsero anni di siccità, conosciute nel mondo antico, al punto che il nome Apulia, secondo Paolo Diacono, deriva dal greco apoleia (distruzione, “infatti assai rapidamente, per la vampa del sole, le erbe e gli alberi vengono distrutti”). Dopo Teodorico l’ostilità con Bisanzio sfociò in una tragica guerra (greco – gotica), che provocò una grave crisi demografica e devastò strutture sociali e produttive (strade, ponti, coltivazioni…). Sono gli anni del vescovo Lorenzo. Un quadro nella Cattedrale lo mostra mentre salva Siponto dall’invasione degli Ostrogoti di Totila.

Manfredi fondò Manfredonia per avere un porto importante. Dopo il rifiuto iniziale, Carlo d’Angiò ne riconobbe le potenzialità. Il porto ebbe un ruolo fondamentale per sostenere le spedizioni (e roccaforti) cristiane in Terrasanta, e non fu secondo a nessuno per commercio di cereali (ed anche biscotti, pesce e carne salati…) verso città e porti del Mediterraneo.

“Nel Mediterraneo la pirateria è vecchia quanto la storia” (Braudel). Pirati arabi, slavi, genovesi… saccheggiavano lungo le coste sale e soprattutto grano. Nel Mediterraneo, non ancora ridimensionato dalla concorrenza degli Oceani, viaggiavano migliaia di tonnellate di cereali. Manfredonia dal XIV al XVI secolo fu una delle principali piazze di compravendita di cereali, con bastimenti progettati e costruiti per tale commercio. La misura si calcolava in carri (ca 17 q.) La stazza andava da pochi carri a 1.100, tonnellaggio del maggiore bastimento di Dubrovnik. “Mercanti specializzati vivevano in molti porti di mare, come Barletta e Manfredonia in Puglia, Casablanca o Arsilia in Marocco, Libourne o Bordeaux in Guascogna” (Storia economica di Cambridge).

A Manfredonia avevano ‘logge’ e ‘fondachi’ genovesi, veneziani, fiorentini, catalani, dalmati… Le produzioni del Tavoliere trovavano magazzini di stoccaggio e poi partivano per località del regno di Napoli (infra Regnum) e al di fuori del regno (extra Regnum). Possiamo stabilire il traffico del porto in un anno (1 sett. 1486 – 31 agosto 1487), seguendo il registro del portolano. In quell’anno da Manfredonia partirono 4.800 carri, seguivano Barletta e Trani. Il mercante straniero più importante era Lorenzo dei Medici (il Magnifico), che dai porti di Manfredonia e Barletta caricava il 36% di tutto il frumento “extra Regnum”.

Il porto era difeso nei periodi di maggiore traffico e le navi cariche erano scortate, ma era interrato e con bassi fondali. Una “gabella” fu istituita nel 1442 da Alfonso I d’Aragona per “mantenimento e nettamento” del porto, però l’Università la dirottò per altri bisogni. Le navi stazionavano al largo e si utilizzavano barche più piccole per il carico e scarico. Operazioni complesse e costose… e Barletta prese il sopravvento. Nel 1700 il porto di Manfredonia appariva un “misero caricatoio“.

Di fronte al fenomeno piratesco, agli inizi del ‘500 si costruirono numerose fortificazioni lungo la costa. In Puglia 150 torri. Alcune ancora integre e visibili. Una scelta contestata: limitò i commerci, e non bloccò il fenomeno, né evitò il sacco di Vieste (1554) e poi di Manfredonia.

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