L’era Meloni. Vittoria ampiamente annunciata, malamente contrastata… eppur sorprendente.

CULTURA

Nonostante la certezza dei sondaggi, si stentava a credere che sarebbe successo, e che a “ricordare” il centenario della nascita del fascismo fosse una leader che proviene da quel mondo.

La settimana post elettorale sarà noiosa: prevedibili regolamenti di conti a sinistra, riposizionamento di opinionisti vari, onnipresenti commentatori impegnati a rinnovare la “cassetta degli attrezzi” zeppa di analisi e risposte scontate. Ci sono, infatti, tanti punti che si fa fatica a mettere assieme… qualcosa di indecifrabile, non narrabile secondo schemi consueti.

Ho ascoltato a Foggia un esponente del Pd: “Meglio così. Vediamo come se la sbrigano… Poi si stancheranno anche di loro”. Nei giorni precedenti le elezioni crocchi di persone in luoghi vari (bar, officina, medico…) esprimevano un’unica ripetuta lagnanza: “Non ci fanno capire niente. Ci dicono le cose che vogliono loro”. Un bisogno esteso di verità che mi ha stupito. Molte le spine piantate sul percorso della Meloni: inaffidabilità, pericolo Italia, minaccia per l’economia, oscurantismo, diffusione di odio…  poi inchieste, soldi sospetti, dossier americani, l’ombra di Putin ovunque. Tutto raccontato sui grandi quotidiani. Tutto rilanciato in campagna elettorale… Elementi tutti inefficaci, inutili. Controproducenti. Poi ci si è accorti che i nubifragi nelle Marche non potevano essere addebitati a Putin e si scopre che “Il miglior modo per sconfiggere i sovranisti è la cura dell’ambiente” (editoriale la Repubblica). C’erano inoltre giornalisti, politologi… che insistevano sulla necessità di parlare delle periferie, dei giovani… questioni importanti… ma si possono riscoprire in campagna elettorale, per giunta con candidati catapultati in territori ad essi sconosciuti?

Nel programma del Centro sinistra, oltre al richiamo sterile all’agenda Draghi, c’erano cose interessanti. E allora? Un’ondata lunga… Viene dalle viscere, dalla pancia? No. E’ qualcosa di più leggero, aleggia attorno, e non si spiega con analisi vecchie, flussi che si spostano, fasce elettorali… la sinistra sembra non avere più le parole; si dovrebbe forse chiudere anche la stagione della parola “antifascismo“, usata come passe-partout per coprire tutto. Non è restrittivo definire “antifascista” la Costituzione, che ad ogni lettura apre percorsi progressivi, democratici, egualitari? Percorsi mai conclusi di cura e rispetto del lavoro, della dignità, della diversità… del paesaggio, della cultura, delle persone…

La destra non ha usato parole nuove. Immigrazione, protezione, sicurezza, respingimenti… anche maternità… “Governare come si cresce un figlio” (Meloni). Una frase ad effetto, simile ad “amministrare come il buon padre di famiglia”. Si poteva ignorarla… hanno risposto ideologhe e ideologi del centrosinistra: “Le categorie affettive uccidono la cittadinanza e introducono il familismo (!)”, “non contemplano la democrazia quotidiana perché i bambini non hanno voce (!)” Fino ad arrivare ai toni supponenti che definiscono gli italiani “un popolo bambino“, incapace di capire la gravità del momento, le conseguenze delle cose.

Della guerra non si è parlato? La guerra in verità, pur poco nominata, costituisce lo sfondo di una narrazione carica di paure, di futuro incerto, crisi dell’energia, dell’ambiente… immensi costi umani ed economici di un conflitto senza termine, senza pace… “Non ci sono alternative — lotta e armi fino alla vittoria sul campo — è guerra delle democrazie contro le autocrazie, che continuerà fino alla sconfitta finale di Putin… ” Sono parole dei vertici dell’Unione, accompagnate da comportamenti e mosse politiche paradossali. E le parole della pace? Oltre al Papa, a chi sono lasciate?

Il successo della Meloni si collega a quello delle destre in Europa. Su cui non c’è uno straccio di analisi. L’Europa non esiste più come è stata immaginata. E’ sognata da molti che aspirano a raggiungerla, ma non più dagli Europei. Nelle scuole non ci sono più le carte geografiche. Con Internet non servono. Sarebbero interessanti mappe che parlino di muri, divisioni, recinti… Ed ancora mappe dei sentimenti dei popoli dell’Unione.

La Meloni è “pragmatica” e parla degli interessi dell’Italia. E i valori? I valori e gli interessi sono alla base delle politiche degli stati. Quali i valori della Ue e quali gli interessi? Niente può essere dato per scontato. Nessuno si batte solo per nudi interessi e nessuno solo per astratti valori. Per ora alcuni fantasmi si affacciano ovunque in Europa: nazionalismo, razzismo, disuguaglianze…

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