Due pesi e due misure. C’è davvero razzismo in Europa?

SOCIALE

C’è un razzismo passivo, dormiente, inattivo. Con cui tutti dobbiamo fare i conti a livello personale e sociale. E poi ci sono forme discriminatorie vere e proprie.

Sono i governi nazionali che decidono chi accogliere e chi no. Gli ucraini che arrivarono in Polonia dopo l’invasione della Crimea nel 2014, erano cittadini di seconda classe, a scuola accolti solo se parlavano polacco. Oggi sono ricevuti come fratelli.

Quando a febbraio di questo anno è scoppiata la guerra milioni di ucraini scappano verso il confine polacco. Il governo li accoglie in modo fraterno e solidale; mentre coloro che si affacciano alla stessa frontiera da altri paesi sono respinti. I provvedimenti sull’accoglienza degli Ucraini in tutti i paesi europei consentono continuità dello studio, insegnanti di sostegno, possibilità di lavoro…  “Gli ucraini non andranno mai nei campi profughi!”. In Polonia, a Berlino, Amsterdam… gli alberghi sono occupati da famiglie ucraine… Non poteva essere diversamene: se gli Ucraini difendono noi europei, la nostra libertà, se si sacrificano per noi… Immaginiamo, però, quale forza d’urto potevano avere campi di accoglienza profughi nei paesi limitrofi? Forse la guerra sarebbe già finita.

Noi occidentali non ce ne accorgiamo, ma in altri paesi il giudizio è nettamente diverso. “L’invasione dell’Ucraina ha mostrato quanto sia serio il problema del razzismo. L’incapacità dell’Europa di accogliere profughi sfiniti da guerre provocate dalla sua stessa eredità coloniale può essere attribuita a una questione di razza… I bianchi sono i benvenuti, sono esseri umani, il loro dolore è quello che conta…”. (Rafia Zakaria,  Internazionale.). “Molti hanno notato come ci siano stati due pesi e due misure sull’accoglienza degli ucraini e di altri paesi. Pelle bianca? Vicinanza? Un nemico comune?” (A. Gurnah premo Nobel letteratura 2021))

Due facce dell’Europa, due storie opposte. Campi profughi permanenti in Turchia, Libia, Libano… In Afghanistan storie quotidiane di bambini venduti, quelli morti per fame superano ampiamente i bambini morti in Ucraina… La Polonia è impegnata da tempo a costruire muri per tenere lontani i profughi di Siria e Irak che transitano attraverso le foreste della Bielorussia. Altri Paesi (anche progressisti) stanno costruendo il loro muro (Lituania, Lettonia, Finlandia…). In Europa saranno a breve duemila i chilometri recintati con una spesa di centinaia di milioni di euro. Si parla addirittura delle migrazioni come forme di “guerra ibrida“, i migranti ritenuti una minaccia per la sicurezza e la sovranità di un paese!

Una guardia forestale polacca: “Anche chi arriva dall’Iraq fugge da una guerra. In quanto occidentale mi sento responsabile per quelle crisi. Siamo considerati criminali se stringiamo la mano a un profugo!”. I volontari raccontano storie terribili: una famiglia irakena con sette figli; due ragazzi africani che cercano di raggiungere il fratello in Germania… Decine sono i morti sepolti in quelle foreste.

Razzismo latente. A Londra mi trovavo in difficoltà in un supermercato, un giovane nero si avvicina e mi aiuta a risolvere il problema. Gli chiedo come mai parlava così bene l’italiano. Era venuto in Italia come immigrato, accolto in un progetto Sprar a Torino, dove aveva studiato l’italiano. Un africano parlava l’italiano in modo fluido e corretto! Che strano, il giorno prima in un museo non mi ero meravigliato di una donna bianca che in italiano mi dava dei chiarimenti. Se un matrimonio fallisce ci si interroga sulle cause, se fallisce un matrimonio misto è perché “era un matrimonio misto”. Molti africani sui luoghi di lavoro (campagne, edilizia…) sono “ribattezzati” Giorgio, Marcello… fenomeno meno diffuso di una volta, eppur presente. Per affetto, per integrarli… come se noi nei loro paesi d’origine fossimo chiamati Mustafà, Mamadù…

Razzismo e razza, sono parole da bandire? “Razzista” è termine comune, qui da noi, per denunciare qualsiasi atto discriminatorio contro i compagni, le donne. Contro i meridionali. “Brutta razza” (ad eccezione, magari, di quelli che si conoscono di persona). La Francia ha eliminato la parola razza nel 2008, la Germania qualche anno dopo. In Italia la parola è nell’articolo 3 della Costituzione. Cancellarla? Il presidente dell’Accademia della Crusca dice che la parola è un monito e va mantenuta.

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