Imbrattare Van Gogh, scrivere sui muri… aiutano il clima? Attivisti come ecoterroristi?

CULTURA

I Girasoli di Van Gogh alla National Gallery di Londra sporcati con salsa di pomodoro. A Roma scritte su Palazzo Madama con vernice (lavabile).

Non ci sono danni. Azioni “creative” di ragazzi per ritrovare il protagonismo perduto? Greta e i suoi avevano protestato per le scarse e deboli decisioni sul clima negli ultimi incontri plenari. “Niente altro che bla – bla!”. Allora si è reso palese il fastidio per l’attivista svedese e il suo movimento, che addirittura ostacolavano soluzioni razionali e graduali. Ora con l’Europa “chiusa per guerra”, l’ipotesi di un conflitto che durerà, la scelta di tutti per una vittoria sul campo… l’emergenza climatica è uscita di scena. C’è stato ovunque un grande ritorno dei combustibili fossili, inascoltate le richieste di risarcimento o aiuto ai paesi poveri nella transizione ecologica, archiviate le nuove regole su un’agricoltura sostenibile… nonostante gli studi sul clima si arricchiscano di nuovi dati e maggiori preoccupazioni. La rivista “Internazionale” pone in copertina il pericolo che viene dallo scioglimento dei ghiacciai: non di quelle parti che si vedono ma di quelle inabissate per chilometri nel mare.

Le azioni dei ragazzi sono “disperate”. Avevano avuto un ruolo importante, vezzeggiati e temuti, ora fanno fatica a risalire la china, a ridare priorità a questioni fondamentali, che peseranno sulle loro vite. E gli organi d’informazione? Li ignorano o beffeggiano. Alcuni fanno una differenza: bloccare il traffico, gli aerei, incollarsi sulle piste… sono delle idiozie ma sono nel tema; invece, prendersela con le opere d’arte! Cosa c’entra Van Gogh con le politiche climatiche? Un giornale svedese (Goteborgs-posten) paragona le azioni “delittuose” nei musei alle distruzioni dell’Isis di opere d’arte o all’aggressione allo scrittore Salman Rushdie. In Italia le mura sporcate di Palazzo Madama: un attacco alle istituzioni! Un atto non degno di essere comunicato. E il Tg1 non dà alcuna informazione.

Certi toni e atteggiamenti di organi di informazione derivano forse dal fatto che gli attivisti antepongono l’emergenza climatica alla guerra. In ogni modo emerge una frattura culturale tra i giovani e vaste aree della società. L’arte, dicono, non è mai stata e mai sarà separata dal mondo e dalla vita. Sono convinti che Van Gogh sarebbe d’accordo con loro, lui che ha dipinto contadini, girasoli, papaveri… un mondo umano e naturale vulnerabile e amato. Cosa vale allora di più? La vita o l’arte? Un quadro di Monet o la carestia (climatica) che distrugge i raccolti? Insomma è la natura che è sacra. Non l’arte. Un grande pittore (acquarellista soprattutto) del Gargano, Juan Annot, spesso regalava i quadri a quegli amici che li apprezzavano. Viaggiatore in America latina, Asia, Africa regalava ciò che dipingeva a coloro che lo ospitavano. Sviliva la propria opera? Anche Van Gogh regalava e “lasciava” disegni, dipinti, schizzi.

Le incursioni nei musei e le scritte sui muri, comunque, sono inutili. Primo Levi racconta (Lilit -Decodificazione) di scritte neonaziste lungo la strada dove passeggiava e immagina il possibile autore. Pur essendo “la muraglia, la carta della canaglia”, come ripetevano gli anziani, esistono, sostiene lo scrittore, “stati d’animo individuali o collettivi davanti a cui ogni giudizio sul lecito illecito va sospeso”. Vale per situazioni estreme, quando tutte le regole sono travolte, e allora si scrive sui muri e si alzano le barricate. Insomma i giovani gridano, urlano, esprimono sofferenza. E’ difficile, però, compiere azioni creative e durature, se nessuno risponde.

Due esempi possibili ed efficaci. Una madre voleva sapere l’assassino della figlia di fronte a una comunità pigra e una polizia assuefatta o complice; commissiona tre manifesti con messaggi precisi e provocatori ai limiti della legge, con un umorismo violento e sarcastico. “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” è un dei film più belli degli ultimi anni. “La signorina Zhang” è una giovane donna delusa della vita a Pechino, parte senza una meta, e nello Yunnan, a Dalì, entra in contatto con una comunità straniera di fricchettoni, nudisti (americani per lo più), tollerati dalle autorità. Si incuriosisce, si diverte, fino a quando alcuni di essi sono arrestati per droga. La polizia fa capire che se pagassero qualcosa… A questo punto Zhang (eccellente calligrafa) ha un’idea brillante. Incide sulle spalle dei nudisti “caratteri cinesi”,che sulle schiene abbronzate risaltano, anche quando sono lavati. I corpi sono divisi, sparsi, poi si riuniscono in fila ed esce la scritta: “LA POLIZIA E’ CORROTTA. LIBERATE GLI STRANIERI”. Il fenomeno esplode sui social. Da Pechino agenti speciali, il capo della polizia sospeso. Nessuno riesce a venirne a capo. Le ricerche continuano ancora… (Il racconto è in “Sogni, segni e sintomi. Racconti dalla Cina” di Lucio Cascavilla)

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