“All’ospizio, ti porterò!”, dice la figlia. “Ok…senza telecamere, però!”, risponde la madre.

SOCIALE

Scambio di battute tra madre e figlia. La videosorveglianza suscita stranamente tra le persone anziane un senso di fastidio.

La mattina presto, passando davanti alla casa di riposo Stella Maris (abito nei pressi), sentivo urla… si interrompevano, riprendevano. Qualcuno che passava si meravigliava, preoccupava. Io un po’ meno. Sapevo che in quel luogo abitavano un’ottantina di persone (molte non autosufficienti), e tutte erano impazienti e volevano alzarsi alla stessa ora; ma per una “levata” decente, in tempi brevi, erano necessari una ventina di operatori. Anche di questi si sentiva la voce: rassicuravano, richiamavano, rimproveravano… Una comunità vivace e rumorosa. Da un un po’ di tempo non si sentono più grida, li vedo questi “ospiti”, nelle giornate più calde, seduti in cerchio, all’aperto, immobili e in silenzio.

Dopo gli ultimi episodi di maltrattamenti (Don Uva, struttura per pazienti psichiatrici): indignazione, punizioni esemplari, esame psicologico di idoneità. Un coro unanime per la videosorveglianza. Essere assistiti da personale che deve compiere gesti e parole ad uso della videocamera, è triste. Un operatore Oss mi ha detto che frequenta un corso teatrale: abituarsi a sguardi dolci, sorrisi, gesti morbidi, carezzevoli… Forse scherzava. Gli dissi comunque che i vecchi, i sofferenti nell’anima e nella psiche, i bambini… avvertono (e non si sbagliano) se c’è sincerità o meno.

Se in un angolo della piazza un uomo accarezza un bambino… provo un moto di empatia. Se nell’angolo opposto vedo un altro uomo che strattona un altro bambino, lo rimprovera… Non posso non provare un moto di repulsione. E se sapessimo che il primo chiede al bambino qualcosa che non dovrebbe chiedergli, mentre il secondo lo rimprovera perché ha compiuto una cattiva azione? (S. Agostino)

Un giornale mi ha chiesto un’intervista sui fatti del don Uva ed ho letto le intercettazioni con i riferimenti divertiti di alcuni operatori alla video sorveglianza. Un’unica domanda inaspettata: stiamo entrati nell’era della disumanità? Le cose che vediamo e ascoltiamo quotidianamente ci fanno respirare veleni che alterano l’equilibrio emotivo, ma la domanda, se pur legittima sul piano generale non ha senso in un contesto di “cura”.

Vorrei invece porre altre domande. Tra gli ospiti del don Uva (o della Stella Maris) quanti hanno ricevuto la visita dei parenti nell’ultimo mese? Quanti si sono recati nella struttura per festeggiare un compleanno? E perché non si costituiscono associazioni di familiari? Le gare di appalto non sono perfette, spesso non permettono di accertare il reale valore delle proposte. I capitolati e i contratti, però, indicano altri partner, che dovrebbero aiutare a sostenere gli obiettivi indicati. Dove sono? Cosa fanno? Tutti delegano. I servizi (con il relativo impegno pubblico) sembrano orientati a tranquillizzare i familiari che ad assicurare il benessere di persone che hanno bisogno di aiuto.

Ho incontrato un vecchio prof di liceo, 85 anni. “Fino a quattro cinque anni fa, parlavo di invecchiamento attivo, partecipavo… Ora passo molto tempo in casa. Tanti trascorrono la loro vita senza uscire, ma con il terrore della “casa di riposo”; ci accorgiamo di piccoli inconvenienti quotidiani, ci arrangiamo e con un po’ di aiuto possiamo farcela… i figli vengono appena possono… ma soprattutto ci accorgiamo dell’importanza del buon vicino, quello del pianerottolo o del piano di sotto. Farebbe piacere qualche figura che si prendesse cura, tenesse un po’ il filo, si accorgesse di noi.”

Ricordo un’ assistente sociale, riusciva a contattare ogni mese tutti gli anziani che seguiva (oltre cento): visite domiciliari, telefonate… L’ho incontrata qualche giorno fa a un funerale: “Ero amica, passavo il pomeriggio, la domenica, parlavamo di cucina e Sanremo, degli operatori non puntuali… Abbiamo provato a mettere insieme più anziani… Ci sono quelli con case grandi… abbiamo organizzato forme di ospitalità temporanee… Ti ricordi? Tu dicevi che non avrebbe funzionato! Ma dietro ci stavamo noi! E poi le feste…”

Si deve favorire l’associazionismo dei figli e dei parenti, sostenere la buona pratica di familiari collaboratori volontari… Esiste poi l’ordine professionale delle figure Oss? Bisogna leggere i capitolati e i contratti di affidamento, c’è sempre la possibilità di correttivi, forme di coprogettazione e partenariato. E soprattutto si deve comprendere che i vecchi, i malati sono legati al mondo di fuori, vogliono partecipare ancora a quella piccola storia di cui hanno fatto parte, e non solo vergognarsi di essere ancora vivi. Videosorveglianza? E’ la gente che protegge la gente.

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