“Toglietevi di mezzo”, diceva Bob Dylan ai vecchi. Ma oggi Milano è solo per “anziani e ricchi”.

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La protesta di Ilaria Lamera a Milano ha trovato un’interlocutrice nella rettrice (Donatella Sciuto) del Politecnico. Il problema del caro affitto riguarda studenti e neolaureati e Milano è solo “per persone anziane e ricche”.

Dalle prime reazioni di altri interlocutori il rinvio a megaprogetti futuri, al Pnrr… Alcuni quotidiani ne hanno parlato infastiditi: gli studenti sono causa del problema, alimentano una domanda in crescita di fronte a un’offerta insufficiente. E si auspica (sottovoce) di tornare a costruire! Poi qualche sindaco si guarda attorno e arrivano le soluzioni: utilizzare l’immenso patrimonio di edilizia pubblica, oggi vuoto e abbandonato (caserme, edifici di congregazioni religiose…). Il punto vero, dicono, sono i soldi. Eppure sono stati spesi “cento miliardi” per il superbonus: una specie di Robin Hood alla rovescia, togliere ai poveri per dare a chi già ha. Comunque le soluzioni ci sono, per aiutare qui ed ora, e non promettere “studentati” per i prossimi anni e decenni.

Nel 1964 Dylan cantava “venite padri e madri / da tutto il paese / e non criticate / ciò che non potete capire / i vostri figli e le vostre figlie / sono al di là dei vostri ordini / la vostra strada sta invecchiando in fretta. / Per favore, toglietevi di mezzo….”. Allora nacquero i giovani come categoria positiva, impegnata contro le ingiustizie e per i diritti civili, volta a sperimentare stili di vita alternativi, a introdurre forme creative nella vita pubblica e privata. Le “occupazioni” degli Atenei (e le case degli studenti fuori sede) trasformarono la vita di migliaia di ragazze e ragazzi, permisero nuove esperienze di socializzazione, di vita comunitaria ed educazione sentimentale. Erano pochi e benestanti, e nella “battaglia” di Valle Giulia (inizio del ’68 italiano) Pasolini provocatorio scriveva: “Quando avete fatto a botte con i poliziotti io simpatizzavo con i poliziotti… voi, cari, eravate dalla parte della ragione, eravate i ricchi, mentre i poliziotti che erano dalla parte del torto, erano i poveri

La generazione Settanta ha dato uno scossone forte a un mondo incrostato e vecchio. Molti cambiamenti sono di quel periodo: divorzio, nuovo diritto di famiglia, obiezione di coscienza, riforma della sanità e della psichiatria, organi collegiali, le regioni, i referendum… la pillola, il femminismo…

Quella generazione che riempiva le piazze non ha retto la sfida e a metà anni settanta, molti di quei giovani si sono fermati, sfiancati, era difficile cambiare le cose, furono tentati dalle scorciatoie: lotta armata, droghe, viaggi in India, eroina. Ma la stragrande maggioranza tornò a casa, nel privato. Hanno accettato negli anni 80 un benessere compensativo, non hanno saputo affrontare la fatica della marcia dentro le istituzioni. Qui. in questo territorio, c’erano Lotta Continua (decine i militanti a Monte S. Angelo), e altri gruppi “estremisti”, movimenti cattolici… Negli anni Settanta non si fermarono: giornali ciclostilati, teatro politico popolare, nascita di radio Gargano – democratica, doposcuola per i figli degli emigrati…

Quella generazione che ha acceso gli animi, preteso di cambiare il mondo… si è adagiata, si è adattata bene al riflusso. E i sogni? Coltivati nel privato. Una generazione che credeva di aver rotto con i padri e invece ha rotto con i “figli”, lasciando in eredità debito pubblico, precariato, ambiente rovinato, istituzioni guaste…

Attenzione, però. Le macroanalisi sono ingannevoli. Le disuguaglianze? Ci sono quelle grandi (scandalose e vergognose). Ma ci sono anche le micro disuguaglianze, quelle di fasce significative di popolazione, che hanno fatto i figli con parsimonia, lasciando 3 o 4 case per ciascuno; per gli studi ne acquistano pure a Bologna, Milano, Padova… anche a Berlino, Parigi, Londra. Una forma di investimento. E fanno bene.

La vecchiaia non è un periodo residuo, ma un nuovo paesaggio da vivere. Si può ritrovare il senso delle sfide giovanili di un tempo? Ci si può guardare attorno e verificare la possibilità di creare circuiti di scambio, reti di relazioni che portano le persone a curare spazi comuni (orti sociali, biblioteche di condominio). Molti anziani hanno case troppo grandi e potrebbero sperimentare forme di vita comunitaria. Leggo di una persona che ha offerto una casa agli studenti fuori sede. Non so se in America corrisponde ancora al vero l’immagine di padri che lasciano ai figli un pezzo di eredità, il resto lo danno in beneficenza.

Quella di Milano: una protesta timida, discreta, concordata… eppure le élite sono rimaste sorprese e irritate. E se altre sofferenze venissero alla luce? Le vite rinviate del lavoro flessibile e precario, le disuguaglianze, le partenze dei giovani dal Sud (trecentomila in una ventina d’anni)… E che dire dei cambiamenti climatici dimenticati? Nessuna paura. Non ci sarà alcuna rivolta. Almeno a breve.

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