Cinquanta anni fa in Cile, questo sì che è un vero colpo di stato! E in Italia si ha paura.

CULTURA

4 settembre 1970 Salvador Allende vince le elezioni ed è eletto presidente con il 36% dei voti. La Cia (Usa) tenta di ostacolarlo, ma a Novembre si insedia.

Nel Dicembre, accordo con la “Central unica trabajadores” per la partecipazione alla vita economica e civile. Nel 1971 – 1972, esproprio di migliaia di latifondi. Nel 1971, distribuzione gratuita di libri di testo e di mezzo litro di latte al giorno per tutti i bambini. 8 maggio, discorso di Allende sulla via cilena al socialismo: sanità e costruzione di ospedali, edilizia popolare, alfabetizzazione degli adulti, riforme per lo sviluppo economico e la cooperazione pubblico-privato. 8 giugno, ex ministro democristiano ucciso da terroristi di estrema sinistra: si interrompe così un processo di avvicinamento con le forze moderate. 11 luglio, nazionalizzazione delle imprese estrattive (per gran parte di proprietà Usa). Febbraio 1972, segni di crisi economica, manifestazioni dell’opposizione e “marcia delle pentole vuote”. Ottobre 1972, prima insurrezione generale e sciopero dei camionisti, cui si aggiungono medici e bancari; ingresso di tre comandanti delle forze armate nel governo. 4  Marzo 1973, elezioni legislative, Unidad popular al 43,4 %. Aprile, sciopero dei minatori e scontro sul progetto di educazione nazionale unificata. 29 giugno, attacco del 2 reggimento corazzato al palazzo presidenziale, assassinato Arturo Araya, aiutante di campo del presidente, che per il 10 settembre convoca un plebiscito. 11 settembre il golpe. Ucciso il presidente Salvador Allende. L’aviazione bombarda i palazzi governativi. 2.000 morti nella prima settimana. L’opposizione è decapitata, nasce la polizia politica, decine di migliaia gli arrestati.

L’Ambasciata italiana a Santiago, per decisione del ministro degli esteri Moro, è rifugio di molti oppositori. Bettino Craxi, vicepresidente Psi, riesce a entrare in Cile, sulla tomba di Allende pronuncia un elogio funebre, prima di essere espulso. La Dc in Italia ospita Bernardo Leighton dirigente Dc cilena, che subirà un attentato al rientro nel proprio Paese. Dibattiti, assemblee, I gruppi extraparlamentari parlano di armare il popolo. Dario Fo a Torino presenta lo spettacolo: “Scusate, un normale controllo”. Irrompe la polizia. E’ teatro. Ma molti pensano a un golpe.

Le domande di quei giorni. Che cosa potrebbe accadere in Italia? La Dc, se dovesse perdere le elezioni, che farà? In Italia nei primi anni settanta si è immersi nella “strategia della tensione” (decine di attentati nel 1969, Piazza Fontana, Peteano…), minacce di golpe (Piano Solo, Borghese…), nascono i primi gruppi terroristici. Il disegno? Destabilizzare l’ordine sociale per stabilizzare l’ordine politico. Sono però anche anni di conquiste sociali e civili: Divorzio, nuovo diritto di famiglia, voto ai diciottenni, decreti delegati, obiezione di coscienza, 150 ore…

Nel 1973 gli Inti Illimani compivano il primo tour europeo. Il gruppo folk era stato formato qualche anno prima da studenti dell’università di Santiago, nell’ambito del risveglio della Nueva Cancion Chilena. Durante il golpe si trovavano in Italia, impegnati in quei giorni con concerti a Milano e alla festa dell’Unità. Vi rimasero una ventina d’anni  fino al termine della dittatura Pinochet. Il loro repertorio folk  con  canti e strumenti andini si arricchì di canzoni rivoluzionarie e alimentò la resistenza. A Manfredonia ci fu un grande e memorabile concerto all’Arena Giardino Pesante, nel 1976. Concerti che costituivano un’importante esperienza culturale e politica: la struttura corale, la compostezza del gruppo, il poncho, gli strumenti popolari…e poi le canzoni. “El pueblo unido jamas sera vencido” divenne la colonna sonora di una generazione. Come pure La cancion del poder popular: “Porque esta vez no se trata de cambiare un presidente, serà el pueblo quien construya un Chile bien diferente

Dopo il colpo di Stato, Berlinguer scrive su Rinascita a caldo tre lunghi articoli (28 settembre, 5 e 12 ottobre del 1973). Nasce la proposta del Compromesso storico. Se pure le forze progressiste prendono la maggioranza, è necessario governare con la Democrazia Cristiana. Un dialogo costruttivo e un’intesa tra tutte le forze popolari, senza che ciò significhi rinuncia alle proprie specificità e diverse visioni del mondo. Insieme costruire un progetto per salvare l’Italia dal degrado morale e politico. I tempi non possono essere indefiniti, Ci sono minacce e forze reazionarie, che, con risorse finanziarie e organizzative consistenti, manovrano per “respingere il nostro paese verso un passato dal quale siamo venuti fuori con difficoltà” (Forlani, leader della Dc, 1972)

Moro parla di “strategia dell’attenzione” nei confronti dei comunisti. Da Presidente del Consiglio si scontra con Ford e Kissinger nella conferenza sulla sicurezza europea di Helsinki del 1975. Gli americani ritengono “completamente incompatibile la permanenza dell’Italia nella Nato con l’ingresso dei comunisti nel governo”. Dopo le elezioni del 1976 il dialogo tra Moro e Berlinguer diviene intenso, ma il percorso è faticoso, difficile. La soluzione nel 1978, con la morte e l’assassinio di Moro.

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