Un moto popolare travolgente. Anche Caligola avrebbe potuto far eleggere il proprio cavallo.

CULTURA

In Inghilterra ci sono richieste (anche autorevoli) di un nuovo referendum sulla Brexit: le questioni si presentano diversamente da come prospettate, i vantaggi e le perdite non sono state esaminate attentamente, c’è stata superficialità e anche qualche inganno. Insomma le carte sono state truccate e il popolo non è stato messo in condizione di decidere. Credo, comunque, che non accadrà nulla. La campagna elettorale in Italia presenta qualcosa di analogo: omissioni, ambiguità, silenzi, totalmente assente la politica estera. Al punto che l’ambasciatore americano ha convocato a fine marzo Salvini e Di Maio per saperne di più. Niente paura, però, nessuno chiede la ripetizione del voto.

Non siamo stati né carne e né pesce”, ha detto Renzi dopo il voto. Quasi tutti i contendenti sono stati attenti a non sbilanciarsi, e la campagna elettorale è risultata svuotata, finta, senza confronti diretti. La responsabilità ricade soprattutto sui giornalisti e conduttori televisivi (tifosi più che arbitri), che non hanno saputo o voluto snidare i politici e spingerli a essere chiari sul reddito di cittadinanza, le pensioni, le scelte internazionali, le alleanze, il ruolo dello Stato in economia, la flat tax…

Negli ultimi giorni si è parlato di un “contratto alla tedesca”, che forze alternative avrebbero potuto sottoscrivere, con una pressione accerchiante nei confronti del PD. Per alcuni essere all’opposizione significa disimpegno e irresponsabilità, contraddicendo secoli di teoria e prassi democratica sulla centralità del Parlamento, il luogo dove si devono combattere le battaglie per obiettivi concreti (uguaglianza sociale, lavoro, aree emarginate), con le medesime responsabilità sia da parte di chi è maggioranza e sia di chi è opposizione.

Il voto è stato un uragano che non potrà essere attutito. Nel Sud hanno stravinto i 5 stelle e sono state elette persone sconosciute. Un voto non trainato da nessuna figura di rilievo, nemmeno Di Maio o Grillo… L’imperatore romano Caligola aveva sfidato il senato eleggendo il suo cavallo, Incitatus. Se Grillo avesse candidato un cavallo, magari chiamato “vaffà”, sarebbe stato eletto. Il voto fa emergere un desiderio radicale di mutare il corso delle cose e lancia un messaggio a tutte le forze politiche. Nei giorni scorsi, presso il salone di un barbiere a Manfredonia, si discuteva vivacemente di voto ed elezioni. Presenti una decina di persone, tutte hanno votato 5 stelle, e ne dicevano le ragioni in modo semplice: vitalizi, pulizia della città, lavoro, arroganza, privilegi…(mescolando fatti nazionali e locali). La stessa situazione tra un gruppo di camminatori di S. Giovanni Rotondo nel Bosco S. Egidio: “Padre Pio ha miracolato il nostro paese, i faccendieri locali hanno pensato solo ai loro interessi, e allora meglio i ragazzi di 5 stelle“. Un moto collettivo, “rifiuto totale delle esperienze di governo passate e presenti, un voto per mandare tutti a casa” (Fassino). A D’Alema, in mesta partenza dal Salento per Roma dopo il voto, un giornalista ha chiesto: “E ora che cosa accadrà?“. La risposta: “Dobbiamo prima capire che cosa è accaduto”. Martina ha avanzato spunti e analisi interessanti, ha parlato (pensando soprattutto al Sud) di ripartire dai circoli, riformare e ripensare le politiche, i comportamenti… Ma per ora nel Mezzogiorno tutto è fermo, aspettando quello che accade a Roma.

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