Industria, Male Assoluto. E si dimenticano i mali “minori” intorno a noi

CULTURA

Gli incontri romani (Mise) su questioni di industria e ambiente hanno riaperto l’assalto linguistico al mostro (Anic): sviluppo selvaggio, sciagura, follia. E poi morte, distruzione… vergogna, parola ora spalmata ovunque. Gli uomini di allora… complici del delitto, corrotti, utili idioti. Un unico monotono racconto, si cancella il contesto e non si vede quello che avviene oggi intorno a noi.

Non serve dire che le conoscenze disponibili in quegli anni non erano quelle di oggi. La sensibilità ecologica a livello internazionale comincia a emergere nei tardi anni Sessanta, e in Italia molto dopo. Dossier e libri sui limiti dello sviluppo e le questioni ambientali iniziano a uscire negli anni Settanta. Vi era l’enfasi del boom economico e l’industrializzazione era l’unica maniera per contrastare disoccupazione ed emigrazione. Michele Guerra, ora esperto di prevenzione ed allora dipendente Anic, ha detto in un dibattito pubblico che la sua assunzione nello stabilimento petrolchimico di Macchia, nel 1971, significò essere tirato fuori dall’inferno di Mirafiori. Migliaia di meridionali arrivarono negli anni Sessanta a Torino, Mirafiori era lo stabilimento più grande d’Europa (ca 60.000 dipendenti). Ho conosciuto giovani di Manfredonia che ci lavoravano e abitavano in casolari fatiscenti, come gli immigrati nel Tavoliere. Un inferno davvero Mirafiori: nel 1970 il giudice Guariniello scoprì una grande attività di spionaggio: 150.000 schede informative sui dipendenti e i loro parenti (opinioni, abitudini, comportamenti “morali”… relazioni degli informatori, ricevute di pagamento).

Negli stessi anni dell’insediamento Anic ci fu un altro intervento pubblico: la “Società Umanitaria” di Milano: una biblioteca moderna, migliaia di volumi, riviste, dibattiti, cineforum; divenne un laboratorio straordinario, molti giovani si avvicinarono alle forme culturali contemporanee, alla ricerca, all’indagine sociale. Lì nei primi anni Settanta discussioni pubbliche, confronto di esperienze… la rivista “Sapere”, che per prima analizzava i problemi dell’industria e della salute, alimentava un dibattito continuo e vivace: si cercava di conciliare il bene comune dell’ambiente e quello del lavoro.

Nel 1970 è approvato lo Statuto dei lavoratori, e a Torino (a Mirafiori) nacquero forme di democrazia interna, le 150 ore… A Manfredonia l’Anic (dopo il 1976) continuò a operare, ma si avvertivano sotterranee fratture e divisioni, che esplosero nel 1988: confronto aspro, contrapposizioni nette e poi la chiusura.

Sono passati 42 anni dall’arsenico e 30 anni dalla “nave dei veleni”, e  su questa città una sola esclusiva narrazione, che non vede quanto avviene intorno a noi. In tutte le città la questione della mobilità urbana è ritenuta una delle più grosse fonti di inquinamento e  costituisce tema di governo, meno che a Manfredonia, dove vengono pubblicati “post” (con molti consensi), che se la prendono con chi “occupa” un mq di strada con una sedia! Le strade appartengono solo alle auto. Le persone sono confinate nelle case o nella “riserva pedonale”. C’è silenzio sui rifiuti depositati nei terreni del Tavoliere; un tempo c’erano i vigili campestri (un servizio che in alcuni territori è stato ripristinato), ora toponomastica e territorio rurali sono sconosciuti. I pozzi artesiani sono centinaia nel Tavoliere, scavati fino a 60 – 70 metri. Hanno provocato abbassamento del suolo e salinizzazione delle falde acquifere. In grande maggioranza non sono più utilizzati… in un giornale leggo che (dalle parti di S. Severo o Lucera) in alcuni di essi sono stati scaricati liquami… Una bomba vera questa, perché ciò che si versa scende giù, riempie le cavità… e non si vede. Poche città hanno una cintura verde a pochi metri dalla costa. Ma nessuna città ha stabilimenti balneari che recintano tutto con un cartello: zona militare, divieto di accesso, di fotografare… Una pineta fino al Candelaro, dove ci sono anche due parchi giochi, insicura, con filo spinato e deposito di immondizie. Poi il golfo inquinato, il ciclo dei rifiuti, i torrenti, (non solo il Candelaro), la bonifica a Macchia, e altro ancora… Insomma c’è materiale per mettere insieme un dossier per la prossima campagna elettorale (perché si voterà prima o poi).

 

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