Partecipazione e trasparenza? La diretta streaming (da sola) non basta.

CULTURA

Il migliore intervento in un Consiglio comunale? Fu quello di un bracciante comunista tanti anni fa. Ci si esprimeva sull’acquisto dei libri per la biblioteca comunale.“Io sono a favore perché è una cosa buona. I libri acquistati bisogna farli conoscere ai lavoratori. I sindacati possono dare una mano”. Lesse queste poche con voce incerta. Dall’opposizione gli fece eco un avvocato democristiano: “Votiamo a favore, accogliamo il suggerimento del consigliere… Tra i libri bisogna acquistare anche quelli degli oppositori del comunismo: Solgenitsyn e Sakharov”.

Non avevo mai visto prima la diretta televisiva streaming.  Mi sono lasciato trascinare dalla campagna di proselitismo per il consiglio sul consuntivo del 2016: “Tutti al comune”- Resa dei conti”- “E’ la fine”. Sapevo che non sarebbe accaduto nulla, ma mi incuriosiva vedere quanta gente ci fosse, come partecipava… Mi sono collegato in ritardo, intorno alle 19, e ho trascorso 2 ore di noia. Sapevo che la diretta non era molto seguita e credo che non produca conoscenza dei fatti o partecipazione…  E poi, le riprese. La fotografia immobile. Si vede solo chi parla, non si sentono le voci, non si vede nessun altro. Mai inquadrata la sala, nessuna ripresa del pubblico. Ho seguito quanto avviene in qualche altra città: le riprese sono attente a cogliere le reazioni (e le distrazioni) dei consiglieri, fanno precedere la diretta da interviste, slide di sintesi.

Sulla parola e il concetto di trasparenza bisogna intendersi. Si può permettere alle persone di “sapere tutto”, “vedere tutto”, “controllare tutto”? Cosa c’è di più democratico che trasmettere appunto la diretta del Consiglio comunale? C’è conoscenza completa in questo modo? Con la diretta intervengono quasi tutti, per evidenti ragioni di visibilità personale e del proprio gruppo, e un intervento come quello del bracciante, sopra ricordato, oggi, difficilmente potrebbe riproporsi.

“Un conto è dire la verità, altro conto è dire tutto”. Riportare all’esterno le opinioni e le discussioni, spesso informali e disordinate, delle riunioni di giunta, di un direttivo di partito, di un consiglio di amministrazione non contribuisce a comunicare la verità. Che si facciano pure le dirette streaming, ma sono gli atti pubblici che devono essere chiari, sono i comunicati dei partiti e delle riunioni che devono esprimere posizioni precise. E’ possibile in nome della trasparenza “inondare la gente di informazioni secondarie o inutili” per rafforzare “l’opacità delle decisioni importanti”. Chi vuole informarsi deve fare un bel po’ di fatica: tra delibere revocate e/o integrate, lo “spezzatino” delle determine…

Si può non vedere per eccesso di luce o per carenza di luce. Nel 1926 il regista russo Sergej Eisenstein progetta un film dal titolo “La casa di vetro” e sceglie a Berlino, l’hotel Hessler, completamente di vetro. Ma rinuncia, dopo qualche giorno, all’idea. E’ impossibile girare in un luogo simile: la trasparenza e la limpidezza del cristallo eliminano le ombre e tale assenza non mette in risalto le forme, i contorni, le sfumature degli oggetti.

Ritorniamo alla diretta sul consuntivo. Allusioni, lunghi silenzi richiamanti un non detto che solo alcuni comprendevano, ampia gesticolazione, battute come tra amici al bar…  E poi le offese: ‘yes man’, servi, falliti, vergogna…  si irridevano gli interventi scritti, “perché scritti da altri”. Umiltà parola molto citata. Umiltà viene da humus, vicino alla terra… Ma ognuno la intende a suo modo.  Infine: “Signore perdona loro perché non sanno…” E allora ho spento il computer.

 

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