I populisti e il buon padre di famiglia. Ma a Manfredonia arriva il bilancio sociale.

CULTURA

“Sta nel programma e si deve fare”. “E’ scritto nel contratto, e i soldi devono uscire fuori”. Espressioni di un sindaco e dei capi dei partiti al governo. Riuscire a conciliare i conti con le azioni da fare… lì è l’intelligenza e l’abilità di governo, non nelle promesse elettorali. Il bilancio (le cose da fare e le risorse per farle), le riforme, l’attuazione del programma non si costruiscono nei social, nei comizi o in Tv, ma con analisi, dati certi… Non c’è programma che possa essere attuato senza aggiustamenti, ridimensionamenti, gradualità.

Usano i prudenti padri di famiglia, i quali vegliano all’economia della casa, scrivere partitamente gli introiti, e gli esiti, e infine di ciaschedun anno pareggiare gli uni con gli altri… Ogni Stato è, a certi riguardi, una grande famiglia… un bilancio generale è l’operazione politica la più importante per ogni nazione prudentemente governata” (Antonio Genovesi, titolare a Napoli nel 1754 della prima cattedra di economia in Europa).

Amministrare come il buon padre di famiglia! Tutti i governanti sono potenzialmente populisti, e cioè vogliono accontentare, soddisfare i bisogni legittimi del popolo. Tutti i padri (Salvini dice spesso di parlare come padre) sanno che per i bambini la cosa più difficile da comprendere è il senso del tempo: il passato, il presente e il futuro. E l’idea di futuro è stata la conquista più importante per l’intera umanità. “L’uomo è l’unico essere vivente che pianta un albero del quale non raccoglierà i frutti”. Una cosa straordinaria se ci pensiamo bene. Purtroppo nella politica il tempo che vale è solo il presente. Il consenso immediato. Quanti governi locali e nazionali hanno costruito il consenso sul debito, facendo ricadere le conseguenze su quelli nati dopo? Oggi vogliono scuotere l’albero e raccogliere tutti frutti possibili, e poi lasciarlo rinsecchito a chi verrà dopo. Nei confronti del governo nazionale non c’è la Corte dei Conti, dovrebbe esserci l’Europa, che è delegittimata e rifiutata, c’è poi la storia, ma ci vuole tempo.

Nel Comune di Manfredonia dopo il 2015 vi erano conti difficili da far quadrare, si è amministrato come se nulla fosse per due anni, e il Sindaco continuava a dire: “Sta nel programma e si deve fare”, e si è andati avanti con dirigenti e assessori che si dimettevano e si alternavano. Poi è arrivata la Corte dei Conti.

Ora vi è una nuova amministrazione ed è tornata,scrive il Sindaco, “la voglia di giocare, di risolvere le problematicità, rinsaldare le fila e risalire la china”. Ci sono delle novità. Nell’attribuzione delle deleghe, accanto a voci rituali e “incomprensibili” (ricerca e innovazione, incubatori di imprese, laboratori per l’innovazione, sportello unico, piste ciclabili) ci sono due punti che appaiono freschi freschi: istituti di partecipazione civica e bilancio sociale.

A fine anni Ottanta e negli anni Novanta si sviluppò un movimento che tendeva a coinvolgere i cittadini nelle scelte politiche, nella individuazione degli interventi da effettuare, nella costruzione del bilancio che diveniva partecipato e sociale; una rivoluzione dal basso (partita da Porto Alegre) e che ancora continua in alcuni comuni. Sarà questo che si vuole sperimentare un po’ in ritardo a Manfredonia? Ci sono poi delle concessioni e rassicurazioni importanti: “l’amministrazione è aperta al dialogo e non c’è alcuna volontà di sottrarsi al giudizio che democraticamente potrà arrivare alla prossima tornata elettorale”. Ma vi è una richiesta (un invito, un imperativo): Lasciateci lavorare!

La città, però, è spenta, sembra svanita la fiducia, mancano idee e i giovani se ne sono andati. L’opposizione è tutta nel palazzo a invocare elezioni e commissari, e nessuno fa proposte di futuro. Gli interventi sui sociali? cose spicciole e replicate… Bisogna indicare alternative, che accendano gli animi e la discussione. Ci sono idee diverse sullo sviluppo che occorre far emergere e c’è bisogno di una conflittualità vera e utile… di coraggio e di voci per rompere il clima di malafede…

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn