Rallegriamoci: la mafia non c’è e nemmeno la corruzione. Il Sud è vittima di un complotto.

CULTURA

E’ scandaloso e colpevole “non raccontare le bellezze di una parte del territorio che campa grazie al turismo e alla cultura. Ignorare e sminuire questi due aspetti è un delitto contro tutti quei giovani che ogni anno devono emigrare…” Sono parole della senatrice Sabrina Ricciardi di Benevento (5 Stelle), scritte dopo essere stata eletta nella commissione di vigilanza Rai e dopo aver conosciuto i risultati di una ricerca sul racconto del Sud fatto dalla Rai e non solo. L’intervento ha suscitato i commenti entusiasti ed arrabbiati di esponenti del movimento e neomeridionalisti: “Hanno raccontato solo il male e non il bello che c’è nel Sud”. “Siamo molto meglio di quanto dicono!” Qualcuno si spinge a dire che “nella cultura, nell’innovazione, nella fruizione del tempo libero siamo all’avanguardia”. Altri sono convinti di “una convergenza perfetta e sospetta tra i poteri politici e i media degli ultimi 25 anni”.

La reazione, “indignata” e “allibita” contro i commissari di vigilanza della precedente legislatura colpevoli per non aver controllato e “aggiustato il tiro”, è dovuta a un’indagine svolta, sui telegiornali Rai e su due quotidiani nazionali (la Repubblica e il Corriere della sera), da due studiosi, Stefano Cristante e Valentina Cremonesini, che hanno analizzato le news e le fiction sul Sud dal 1980 al 2010. Le aree tematiche prevalenti sono state quelle della criminalità e della cronaca e il Sud viene fuori come luogo insicuro, mafioso, corrotto. Per 30 anni un racconto tragico e criminale. Poi il Sud man mano esce di scena, e i criminali diventano gli immigrati.

L’indagine è di 3 anni fa ed è confluita in un libro: “Buona notte Mezzogiorno. Economia immaginazione e classi dirigenti nel Sud della crisi”, uscito nel 2016. Su quella indagine e sul libro ci sono stati articoli (anche in questo blog), in giornali e siti web.

Una scoperta tardiva della senatrice e di altri, che chiedono ora di raccontare il bene che c’è nel Sud. Una narrazione politicamente corretta? Bisogna dire che la mafia non c’è? Che la corruzione è una invenzione del Nord? Dopo aver dipinto di nero i governi precedenti, ora si vuole che tutto diventi rosa?

La questione importante è come raccontare un paese, un territorio. Leopardi dice che occorre fare “delle cose stima uguale al vero”. Dire la verità è difficile, ma ci si può avvicinare. Ogni comunità ha il diritto (e il dovere) di essere posta di fronte alle proprie responsabilità, alla propria storia, al futuro…

L’indagine in questione non è solo quantitativa, ma anche qualitativa e dice che il racconto è stato superficiale, non c’è stato approfondimento, non si è scavato dentro. Ci sono le fake news e ci sono le false verità, e cioè notizie vere che vengono proposte con successione enfatica e incalzante. Come si parla di Borgo Mezzanone, del caporalato, dei ghetti? Una ininterrotta sequenza “criminale”, senza mai una parola sulle responsabilità e su timide e possibili soluzioni. L’ex questore di Foggia Silvis ha dichiarato che i reati degli immigrati sono molto più bassi rispetto agli italiani, eppure la percezione pubblica è nettamente diversa.

Non c’è solo l’informazione c’è anche la fiction e il web. Il sud è stato raccontato come una terra di mafia (Piovra, Gomorra), di magia … Molti luoghi di film hanno alimentato il cineturismo. A Matera lo scorso anno c’è stata la fila sui luoghi dove era ambientata la fiction “Sorelle”, una storia “torbida”. Un vero pellegrinaggio vi è nei luoghi di Montalbano. Nel 1972 a Monte S. Angelo fu girato “Non si sevizia un Paperino”, un film morboso e ambiguo. Allora a Monte si discusse molto e i giovani c’erano e partecipavano e molti avanzavano dubbi sull’immagine che del loro paese si trasmetteva all’esterno. Una nuova narrazione sul Sud? Novità interessanti possono venire dal web.

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