“Restiamo umani”, scriveva Vittorio. “Siate umani” (se avete ancora un cuore), dice Grillo

CULTURA

Lo scriveva al termine di ogni articolo, di ogni intervento, in italiano o in inglese: “Restiamo umani”. Vittorio Arrigoni (1975 – 2011) ha operato nell’Europa dell’Est, in Africa, in Palestina. Sempre impegnato su obiettivi civili: ricostruzione di sanatori, case, strutture per i disabili, centri di socialità… Nel 2006 è stato osservatore internazionale nelle prime elezioni della Repubblica Democratica del Congo. Dal 2008 è a Gaza con una organizzazione che si proponeva di fare interposizione non violenta fra esercito israeliano e civili (contadini e pescatori palestinesi): scudi umani per dissuadere i militari dall’intervenire.

Il 14 aprile del 2011 fu rapito da un gruppo jihadista con la richiesta di liberazione di terroristi prigionieri nelle carceri palestinesi. Ma fu ucciso subito dopo il rapimento. Contrariamente ad altri casi gli assassini sono stati arrestati e condannati. La madre è stata spesso chiamata nelle scuole per parlare di Vittorio. La domanda ricorrente degli studenti è se avesse mai cercato di dissuadere il figlio dalla scelta di operare in paesi ad alto rischio. “Io rimpiango la morte di Vittorio, ma non le sue scelte. ‘Vivere con le ali tarpate non fa per me’, diceva. Ed ho lasciato che volasse. Le immagini che mi inviava da Gaza mi davano l’idea della serenità, aveva trovato quello che cercava. ‘Ogni uomo, ogni donna, ogni bambino di questo pianeta ha diritto a vivere e a essere rispettato. Gli stessi diritti che rivendichiamo per noi, li dobbiamo rivendicare anche per gli altri’. Questo sosteneva. Come si fa a dargli torto?”.

Vittorio aveva “passione per i diritti umani”, era convinto che non è possibile la pace senza giustizia sociale, senza una crescita civile, e criticava duramente la politica di occupazione israeliana ed anche le scelte autoritarie di Hamas. E il messaggio lasciato ai giovani? “Vittorio era un sognatore che non si è limitato ai sogni, ma ha cercato di fare quello che era possibile per realizzarli. Ai ragazzi dico di trovare i loro sogni e di fare il possibile per costruirli”.

Perché è stato ucciso? I giovani come Vittorio Arrigoni, Giulio Regeni e tanti altri, che scelgono di vivere in contesti difficili, danno fastidio, sono un positivo “segno di contraddizione” per i giovani soprattutto, come quelli di Gaza alla ricerca di una via d’uscita tra la rassegnazione, la rabbia e il terrorismo. Ed è sempre così se pensiamo a Peppino Impastato (poteva andare via da Cinisi, se lo avesse voluto), a Mauro Rostagno, che nella Sicilia sceglie di andare a vivere e operare. Se poi questi giovani scrivono, parlano, usano la radio… Per tutti loro sono spesso le mamme che parlano, difendono le scelte dei figli, conducono battaglie civili che durano fino alla morte.

Restiamo umani. Così concludeva sempre ogni intervento, ogni scritto. Non un augurio di Natale o Capodanno. C’è un calore in questa espressione, un insieme, un sentirsi legato cuore e sangue a una comunità. Un far parte di questa umanità dolente, che non si riscontra nell’espressione di Grillo: “Siate umani“. O il “siate felici” di altri, dove  si esprime una vicinanza convinta al popolo… ma si avverte che loro fanno parte di un’altra vita, un altro mondo. Grillo, nel suo messaggio, usa il tono di chi si degna di innalzare il popolo fino a sé, credendo così di renderlo felice. “In alto i cuori, se li avete ancora”, conclude. Un po’ il maestro di scuola che indica la retta via. Restiamo umani  è una espressione che non viene da un altro pianeta. Vittorio Arrigoni sente il rischio quotidiano per tutti di una perdita di umanità, di un deficit di amore e rispetto.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn