“Vengo anch’io? No. Tu no”. Governo verde giallo e prove tecniche di servitù volontaria

CULTURA

Prima è stata messa e poi Di Maio dice che sarà tolta. Tutti sono contenti e ringraziano, per l’eco tassa messa, tolta, rimessa.

E per il terzo settore? Se ne parlava. O meglio si preparava il terreno sulle Ong, le cooperative… Rimostranze autorevoli, “la bontà non può essere tassata”, e allora Conte si ricorda che lui è l’avvocato degli italiani, convoca il terzo settore e dice che verrà tolta. Su molte cose si procede in questo modo. Qualcuno dice che è inesperienza, che deriva dalla fretta… Premesso che l’eco tassa, se serve a finanziare auto ecologiche, è una misura più che giusta, per il resto credo che siano prove tecniche per vedere fino a che punto giungono le proteste del popolo, se ce ne sono. Possono stare sicuri. Vi è un piccolo testo del 1600 per rendersene conto, lo ha scritto un ventenne francese, Etienne de la Boetie, ed è famosissimo: Discorso sulla servitù volontaria. “E’ incredibile come il popolo, dal momento in cui viene assoggettato, cada all’improvviso in un oblio della libertà talmente profondo che non gli è possibile destarsi per riottenerla; prende a servire così sinceramente e volentieri che, a vederlo, si direbbe che non abbia perso la sua libertà, ma guadagnato la sua servitù”.

Questo modo di procedere, per dichiarazioni e ritrattazioni, errori e correzioni costituisce un modo per sentire gli umori e “vedere di nascosto l’effetto che fa”.

Strano il ’68. “Azzurro” vince il festival di San Remo, la canzone di Enzo Iannacci, Vengo anch’io? No tu no”, pur elaborata più volte, diviene un po’ la colonna sonora ironica del ’68 rivoluzionario. Una allegra compagnia a cui si propone di “andare tutti quanti allo zoo comunale / per vedere come stanno le bestie feroci / e gridare aiuto aiuto è scappato il leone / e vedere di nascosto l’effetto che fa. / Vengo anch’io? No tu no”.

In ogni allegra compagnia c’è sempre qualcuno di cui si ride e che però non deve ridere. Per lui non c’è mai posto. Anche quando si vuole “sperare in un mondo migliore, / dove ognuno è pronto a tagliarti una mano,/ un bel mondo solo con l’odio ma senza l’amore / e vedere di nascosto l’effetto che fa”.

Gli storici dicono che il testo (non proprio una canzoncina per bambini) presentava altre due strofe, scritte da Iannacci e Dario Fo, due strofe “politiche”. La prima: “Si potrebbe andare tutti in Belgio nelle miniere / a provare che succede se scoppia il grisù / venir fuori bei cadaveri con gli ascensori / portati su nella bandiera tricolor”. La seconda: “Si potrebbe andare tutti insieme nei mercenari, / giù nel Congo da Mobuto a farci arruolare / poi sparare ai negri col mitragliatore / ogni testa danno un soldo per la civiltà”. Si fa riferimento al disastro minerario di Marcinelle del 1956, dove morirono 262 minatori in gran parte italiani, e all’Africa dove i dittatori post coloniali assoldavano mercenari. Poi si è preferito lasciarle fuori, le due strofe, troppo politiche, e così il personaggio escluso (vengo anch’io? No tu no) può essere chiunque; chiunque vuole inserirsi, partecipare, esserci… è respinto.

Ma in giro circola un’altra strofa: “Si potrebbe andare tutti giù nella Libia / Vengo anch’io? No tu no. / E provare un po’ di salutare tortura / imbarcarsi in barconi uomini e donne / e vedere di nascosto l’effetto che fa”. Non sono strofe molto belle … L’ultima contiene molte varianti: “finire nel fondo mangiati dai pesci / ed entrare così in gustosa catena…” Sempre “per vedere di nascosto l’effetto che fa”.

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