Shoah. Il silenzio dei vivi e lo zoccolo bianco di una ragazza fiamminga.

CULTURA

Sopravvissuti? Non ce ne sono più e quei pochi in vita sono molto anziani. Purtroppo sta avvenendo quello che molti sopravvissuti avevano previsto. E quando noi non ci saremo più? Cesserà il ricordo?

Non cesserà. Ci sono libri, racconti, filmati. Si può lavorare con le fonti. Fare una mostra di foto on line, costruire percorsi interdisciplinari… coinvolgere direttamente i ragazzi. Inventarsi flash mob originali come gli alunni che con la valigia domenica 27 saranno in piazza a Manfredonia per ricordare i loro coetanei ebrei (10.000), che furono portati in Gran Bretagna nei mesi prima della guerra. E poi quel “male assoluto” stimola ancora oggi molti a scrivere racconti, disegnare fumetti, fare film…

In Puglia una testimone straordinaria fu Elisa Springer. Ebrea viennese, deportata nei lager, sopravvisse (unica della sua famiglia) e venne in Italia, a Milano, dove conobbe il marito di Manduria, provincia di Taranto, e insieme si trasferirono in Puglia. Il marito non volle che parlasse della sua storia. Volle che tenesse nascosto il numero da deportata inciso sul braccio. Poi il figlio, quando seppe la storia, la convinse a raccontare. Scrisse dopo 50 anni un libro importante: Il silenzio dei vivi. E lo scrisse dopo una visita ad Auschwitz: “Ho rivisto i reticolati, le torrette, quel che resta dei forni crematori e le baracche dove ci raccoglievamo tremanti. Ho risentito nel silenzio assoluto di oggi le voci e le invocazioni di ieri”. Il primo campo è stato Auschwitz, poi è stata trasferita a Bergen Belsen, dove nello stesso periodo si trovava Anna Franck. Si è ricordata di questa ragazza che cercava sempre un mozzicone di matita per scrivere, quando il figlio studiava a scuola il diario di Anna Franck. Elisa Springer venne a Foggia, Manfredonia, Monte S. Angelo… Girava nelle scuole e nelle associazioni con il figlio, che era medico e aveva studiato le sperimentazioni naziste nei campi di sterminio. Il figlio aveva creato un’associazione, “I figli della Shoah”, proprio per continuare a ricordare, quando i testimoni non ci saranno più. A suo nome è stata istituita una fondazione con sede a Matera, dove è confluito tutto il materiale che si trovava nella casa di Manduria.   

Sullo sterminio vi sono tanti testi, documenti, testimonianze, riporto le prime due strofe di una poesia di Cristanziano Serricchio, scritta dopo un viaggio ad Auschwitz, in cui si “elencano” le cose ammucchiate, gli oggetti appartenuti e sopravvissuti, quelli quotidiani, e tra essi resta impresso in chi legge uno zoccolo bianco, da solo, su una montagna di scarpe… uno zoccolo che forse aveva accompagnato i passi veloci e  fuggenti di una ragazza fiamminga.

Non hanno più colore i capelli di Auschwitz. / Fermo al non ritorno il treno dai finestrini sbarrati. / Capelli crespi, lisci, inanellati d’oro e d’ebano / un tempo nella luce dei giorni e delle stagioni, / canuti o grigi alle carezze tenere delle case / e di paesi lontani, alla dolcezza dell’ora / e del pianto dietro orizzonti di filo spinato. / Occhi sbarrati, cuori e infinite mani, tenere / mani di bimbi strappati alle madri, uomini / e donne spenti nell’immondo furore di gesti / e di parole slabbrate nei vasti campi di sterminio.

Nuvole di chiome senza più volti, / montagne di pettini senza più mani, / occhiali privi di sguardi e di riflessi, / valige con nomi stinti, vesti e bavette, / biberon e tazze, appena abbandonati. / Interminato strepito di richiami, / labirinto di idiomi e di vicende, / reliquie di un mondo incenerito. / Solo, bianco su montagne di scarpe, / consunto uno zoccolo di legno, e nel silenzio / il passo fuggente di ragazza fiamminga. / Ma tu, Signore, ascolta e sorgi nel tuo sdegno” 

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