Si può essere oggi buoni padri e buoni maestri? “La strada” di McCarthy (storia di un padre e di un figlio).

CULTURA

I figli, le giovani generazioni sono frecce scagliate verso il domani. Sono loro a portare il fuoco. Ma senza spinta la freccia si ferma.

Tutto è distrutto e coperto di cenere. Un uomo (padre) e un bambino (figlio) cercano un’altra terra, un altro paesaggio, segni di una vita possibile. Di notte al buio con la mano sul petto che si alza e si abbassa sente che il figlio è vivo. La lampada risistemata permette di rischiarare le lunghe notti, “così puoi leggermi una storia, non è vero papà”. In questo viaggio vedono scene crudeli, infernali, morti secchi e bruciati, frutto di un evento che ha distrutto la terra americana. Il mondo è diviso nei cattivi (sono quelli che si prendono e divorano tutto) e nei buoni che lottano e cercano di mantenersi umani. E Dio? “Ci sei? – sussurra il padre – Riuscirò a vederti prima o poi? Ce l’hai un cuore? Sii stramaledetto per l’eternità. Ce l’hai un’anima? Oh, Dio, Oh Dio”

L’uomo lotta per essere un giusto, ma non può rilassarsi, abbandonarsi, deve essere vigile e duro. Incontrano molti cattivi. E qualcuno che non lo è viene tenuto lontano per diffidenza e paura. Così un uomo che si trascina colpito da un fulmine, un bambino intravisto in una città distrutta, un vecchio che ha cercato di rubare le loro provviste. Il bambino vuole fermarsi, aiutare. E piange. L’uomo dà sempre una spiegazione, motiva le sue scelte, anch’egli piange e il bambino avverte la sua sofferenza. “Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un’origine comune nel dolore”. Appena possono si lavano, in acque gelide. Il padre avvolge il figlio nella coperta e lo porta vicino al fuoco. “Io ho il dovere di proteggerti. Dio mi ha assegnato questo compito. Hai capito?” “Sì. Siamo ancora noi i buoni”. “E lo saremo sempre”. “Ok. Di buoni ce ne sono anche altri. L’hai detto tu”. “Sì”. “E allora dove sono?” “Stanno nascosti”. “Da chi si nascondono?” “Gli uni dagli altri…”

I sogni nelle notti fredde sono duri, più delle immagini del mondo reale.“Era solo un sogno”. “Ho tanta paura, papà”. “Lo so”. Il padre lo abbraccia. “Ascoltami, quando sognerai di un mondo che non è mai esistito o di uno che non esisterà mai e in cui sei di nuovo felice, vorrà dire che ti sei arreso, capisci? E tu non ti puoi arrendere. Io non te lo permetterò”.

Il bambino si ferma davanti a un vecchio che li aveva derubati. “Cosa vuoi fare?” “Aiutarlo, papà. Voglio solo aiutarlo”. “Non tocca a te preoccuparti di tutto”. Il bambino alza gli occhi, il viso sporco, bagnato. “Sì, invece, tocca a me”.

Siamo all’epilogo. L’uomo viene colpito da una freccia. La ferita, poi la tosse… Lo sputo è pieno di sangue. Lo sanno entrambi che siamo alla fine. Il bambino vuole conoscere la storia del padre, i sogni, le cose che pensa. Un modo per strizzare ancora gocce di vita. E non si rassegna. “Fra poco ti passa, papà. Ti deve passare”. “No non passerà”. “Voglio restare con te”. “Non puoi”. “Ti prego”. “Non puoi. Devi portare il fuoco”. “Non so come si fa”. “Sì che lo sai… E’ dentro di te. Da sempre. Io lo vedo”. “Ti prego, papà… Hai detto che non mi avresti mai lasciato”. “Lo so, mi dispiace. Hai tutto il mio cuore. Quando non ci sarò più potrai comunque parlarmi e io ti risponderò. Vedrai”. “Si”. “Mi sentirai. Fa come se ci parlassimo con la mente… Ma non ti arrendere, ok?”

Le ultime parole servono per ricordare le persone che hanno lasciato indietro. “Te lo ricordi quel bambino, papà? Secondo te, sta bene, quel bambino?”. “Ma certo, secondo me sta bene”. “E se poi si è perso, chi lo troverà?” “Lo troverà la bontà. E’ sempre stato così. E lo sarà ancora”.

Quella notte il bambino dorme vicino al padre e lo tiene abbracciato, ma quando al mattino si sveglia, il padre è freddo e rigido. Rimane tre giorni accanto. Poi si affaccia sulla strada. Gli viene incontro un uomo. “Dov’è l’uomo con cui stavi?” “E’ morto… Era il mio papà”. “Penso che dovresti venire con me”. Era uno dei buoni, aveva una famiglia con due ragazzi. Il bambino ritorna dal padre. Piange a lungo. “Ti parlerò tutti i giorni e non mi dimenticherò. Per niente al mondo”. Raggiunge la sua nuova famiglia. La donna lo abbraccia. Ogni tanto gli parla di Dio. Il bambino ci prova, ma si trova meglio a parlare con il padre. La donna dice che va bene così, il respiro di Dio è sempre il respiro di Dio, anche se passa da un uomo all’altro, in eterno.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn