Crollo demografico. Conta il welfare, ma ancor più la fiducia nel futuro. Il Distretto famiglia.

SOCIALE

Nel 1960 la popolazione europea costituiva il 12% di quella mondiale. Ora è il 6%. Fra quaranta anni sarà il 4%.

Sono sufficienti questi dati scarni per comprendere il problema. Il più grave e importante dell’Unione europea. Che fare? Ci vuole uno sguardo diverso. Abbiamo tutto di più, l’unica cosa in meno sono i bambini. “Più bonus bambini, più lavoro femminile, più case popolari possono fare la differenza. Ma la vera differenza la fa la cultura. E forse per costruire una famiglia e fare più figli l’ottimismo conta più del welfare”(Nicholas Eberstadt).

I governi, i media, la cultura dovrebbero parlarne di più e creare maggiore consapevolezza. Nel cinema italiano qualcosa si muove. E si racconta un’altra emergenza: non ci sono più genitori. La denatalità, cioè, è dovuta al fatto che molti giovani trovano sempre più difficoltà a pensare di dover vivere per qualcun altro che non per se stessi. Sulla scelta di fare figli, crescerli, sull’invecchiamento… entrano in campo questioni economiche, psicologiche, esperienze particolari, ed è un tema su cui anche l’uomo della strada può avere, e non a torto, qualcosa da dire. La famiglia, infatti, non è solo una istituzione affettiva e relazionale, ma un organismo economico attivo importante e fondamentale.

Il “Distretto Famiglia irripetibile chance economica e sociale”. Così un volantino di Manfredonia Turismo. Era un progetto ambizioso. L’ambito di Manfredonia lo sperimentava con il comune di Lecce e Bari. Alle spalle c’era il gemellaggio tra Presidenza del Consiglio, Regione Puglia, Provincia autonoma di Trento. Partì dal 2012. Non si davano soldi, ma si offriva l’occasione per ripensare il futuro. Ancora in crisi economica si rispondeva con progetti di conciliazione vita e lavoro, vivibilità urbana, spazi sociali.

La provincia autonoma di Trento, con l’agenzia della famiglia, promuoveva un sistema avanzato di servizi che riguardavano la mobilità, la sicurezza, le occasioni di vivere il tempo libero, l’attenzione alle famiglie con figli… Oggi se si va a vedere la natalità nei singoli territori si scopre che a Trento e a Bolzano è più alta che nel resto d’Italia.

Era l’idea di un welfare plurale, nel quale i vari soggetti giocavano una parte importante. Normalmente quando gli Enti e le singole imprese programmano interventi di vario genere non tengono conto della realtà familiare. Il Parco definisce i sentieri? Non pensa che con qualche accorgimento non costoso su quei sentieri potrebbe passare una famiglia con il carrozzino. L’autobus? Uno spazio per il carrozzino, dove si mettono i bagagli. Un angolo per allattare o a disposizione per i bambini quando si va negli Uffici e negli esercizi commerciali… Piccole cose semplici, ma renderle sistematiche e normali, Poi si proponevano sconti per le famiglie, in particolare quelle numerose, a teatro, in piscina (tariffe family), gruppi di acquisto collettivi… Insomma vari soggetti che mettono in campo politiche integrate nell’ottica di un progressivo rafforzamento delle relazioni sociali ed economiche. Il suo punto di forza stava proprio nell’aggregazione di diversi attori: famiglie, enti pubblici, organizzazioni private profit e non… con l’obiettivo di sostenere le famiglie nei bisogni e necessità economiche, culturali e sociali,

Una nuova visione della città, degli spazi e dei tempi: ridare dignità alle periferie, salvaguardare e rendere fruibili i beni pubblici, cura di aiuole e spazi verdi… Creare un marchio (family friendly) per chi aderiva e si impegnava. Molte cose si inserirono e nacquero: nati per leggere, recupero scolastico, raccolta alimentare, teatro ragazzi, nonni vigili, centro famiglia, andare a scuola a piedi, uso della bicicletta… Ed ancora il Patto per la città. Ne ha richiamato l’attenzione l’attuale vescovo Moscone nel suo progetto pastorale. Il Patto era un piano educativo: giornate tematiche sulla famiglia, incontri formativi per i genitori, iniziative ricreative e culturali… A Manfredonia c’era un grande entusiasmo. Poi tutto si è fermato. Restano accordi, protocolli, opuscoli: forum dei ragazzi, delle famiglie, sulle povertà, le giornate dell’infanzia, la città dei bambini… E ora dopo il coronavirus, da quelle idee e azioni si potrebbe ripartire.

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