Endoxa. Freaks / devianze. Mostri, mutanti, scherzi di natura e i freaks danteschi

CULTURA

Freaks, la parola chiave sul numero di maggio della rivista bimestrale on line Endoxa. Gli interventi, numerosi come non mai, sono tanti pungoli per analizzare il rapporto fra normalità e deviazioni.

La parola freak originariamente era fenomeno da baraccone, scherzo di natura, persona difforme dalla norma e quindi mostruosa. Nel linguaggio giovanile degli anni Sessanta Settanta ha assunto altri significati: capriccio, bizzarria, anomalia…  freak, fricchettone per indicare chi rifiuta per propria scelta modi di vita regolari e anche chi è vicino ad esperienze di sostanze allucinogene. Oggi il termine viene rifiutato da quegli umani ai quali è stato applicato per tradizione: giganti, nani, fratelli siamesi, donne cannone… un mondo da circo, che per fortuna ci siamo lasciati alle spalle.

Sull’ultimo numero di Endoxa ho scritto un saggio sui “freaks” danteschi. Nell’Inferno non troviamo solo mostri della mitologia classica, ma anche un “mostruoso” cristiano, con diavoli e dannati che subiscono punizioni e metamorfosi che alterano l’immagine e la forma umana.

Di quel saggio riporto alcune parti. Dante non può uscire dalla selva oscura, deve accettare il consiglio di Virgilio: scendere giù, nelle profondità del male, per poi risalire verso la luce. Un viaggio pieno di insidie e pericoli. Il paesaggio infernale si presenta oscuro, carico di dolore e sofferenze. Ci sono i guardiani e i dannati; e poi vermi, serpenti, scorpioni, draghi… tutti concorrono a tormentare le anime, travolte da bufere, dalla pioggia, nel fango, nel sangue.

Minosse è il primo personaggio che assume tratti demoniaci e bestiali. Re di Creta e saggio legislatore, è il giudice delle anime. Lui si cinge con la coda tante volte per indicare il cerchio dove i dannati devono scontare la pena. Nel cerchio successivo i due pellegrini incontrano Cerbero, guardiano delle anime punite per “la dannosa colpa della gola”. Un enorme cane con tre teste, crudele e mostruoso, che “con tre gole caninamente latra”. Ha gli occhi rossi, la barba unta e sporca, il ventre largo, e con le mani “unghiate” lacera gli spiriti, li scuoia, li squarta, come si fa in macelleria; e così appaiono i dannati, bestie macellate. Dante e Virgilio attraversano paludi putride, sozze misture”, e arrivano alla città di Dite, oltre la quale si trovano le anime più “nere”. Il luogo è difeso dai diavoli. Un ostacolo insuperabile anche per Virgilio. Deve intervenire un messo celeste per allontanarli. Sulle torri appaiono altre figure mostruose e ostili. Tre Furie (Erinni), con sembianze femminili, avvolte da idre, con serpenti al posto dei capelli. Sono divinità mitologiche della vendetta e del rimorso. Il guardiano dei violenti è il Minotauro. “L’infamia di Creta concepita nella falsa vacca”, costruita da Dedalo, perché Pasifae, regina e moglie di Minosse, invagatisi di un toro bianco, potesse soddisfare il suo innaturale desiderio. I due poeti attraversano la landa infuocata dei peccatori contro natura e contro Dio e giungono ad un burrone. “Ecco la fiera dalla coda aguzza, che passa i monti e rompe i muri e l’arme! Ecco colei che tutto il mondo appuzza”. E’ Gerione, la “sozza immagine” della frode. Ha il volto di uomo giusto, buono, gli artigli sono di leone e il corpo di serpente. Ispira fiducia, inganna coloro che si fidano e li colpisce con il pungiglione della sua coda. Si apre il vasto regno di Malebolge: seduttori, adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri… punizioni terribili, metamorfosi orribili, un linguaggio che alterna toni alti e bassi, plebei. Corpi immersi nella pece, squarciati… E nel regno del ghiaccio si presenta la scena più spaventosa: il fiero pasto del conte Ugolino che mangia la testa dell’arcivescovo Ruggieri. Infine Lucifero, l’imperatore del regno del dolore senza fine. Di smisurata grandezza. Emerge dal lago gelato di Cocito da mezzo il petto in su; il resto del corpo si sprofonda in uno stretto buco. Il capo ha tre facce, strette in un’unità. Lucifero si contrappone a Dio. Uno e trino. Una trinità materiale, mostruosa. Sotto ciascuna faccia escono due grandi ali di pipistrello… Lucifero piange, con sei occhi, e gocciola pianto e bava sanguinosa. Stritola in ciascuna bocca un peccatore. Nel numero di maggio 2021 di Endoxa trovate il resto del saggio e molti altri contributi.

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