Calenella: raduno dei garganici. Un’agenda di piccole cose e l’illuminismo che ci serve.

CULTURA

Dopo la pandemia un raduno importante di studiosi, operatori, persone impegnate. Uno spazio aperto di confronto. Almeno una trentina gli interventi.

Un quadro delle ricerche in atto. Le forme di impegno. Le delusioni. Le polemiche sotto traccia. Le speranze. I confronti con esperti che vivono fuori del Gargano…. Dalle piccole cose a quelle più generali: Storie interrotte, personaggi recuperati, gli usi civici, i dialetti, le cicogne bianche “rapite”, i cani – lupi, la perdita di pascoli e terreni coltivati, il bosco che muta, salute e ambiente, le archeologie… Due i numi tutelari: Michelangelo Manicone e Sabino Acquaviva.

L’incontro del 18 giugno promosso da Nello Biscotti a Calenella (Peschici), nonostante l’assenza di relazioni introduttive onnicomprensive (o forse per questo) è andato bene. Un mosaico confuso, ricco, vario, difficile da ricomporre… “Una carta di Calenella? Ma è necessaria?”, “Manca la politica”, “Manca la Provincia per dare voce a un territorio vasto e diversificato”, si sussurrava a margine.

Qualcuno per fortuna non ha dimenticato la parola mafia. E questo nei giorni in cui il procuratore generale di Foggia, Ludovico Vaccaro, ha rilasciato al giornale l’Attacco una intervista preoccupante sulla situazione del capoluogo e della Capitanata. “L’imprenditoria non muta. Il territorio resta indolente, refrattario, corrotto. Non c’è cultura della legalità”.

La parola identità non è stata protagonista. Ed è un segno positivo. L’identità è parola avvelenata. Promette ciò che non c’è e che non siamo, è fatta di toppe e di stracci. Più che di identità si è parlato di come rendere le comunità competenti, partecipi… Occorre curare la salute, l’istruzione ma le persone crescono in rapporto con gli altri, con aspettative e speranze che si elaborano meglio nella riflessione pubblica, in un ambiente di accoglienza e benevolenza. Di critica e di rispetto.

La montagna del sole, una ricerca condotta sul Gargano dalle Università di Bonn e Padova (Eisermann e Acquaviva). Una ricerca longitudinale che dal 1965 si è ripetuta tre volte, per esaminare l’influenza dei mezzi di informazione in un’area arretrata. Sconvolgono davvero e radicalmente le tradizioni, i costumi, il modo di vivere? Dalle ricerche è emerso che l’influenza è limitata, molto più hanno contato gli emigranti. E oggi? Con le partenze di migliaia di giovani dal territorio? Con tante città del Gargano private di energie vitali? Un’intera generazione è andata via e molti centri stanno morendo. Molte cose accadono (insufficienza di classi dirigenti, debole senso civico…) perché i giovani non ci sono. Quale rapporto costruire con essi? Si è visto nel convegno che quelli che partono tornano volentieri e offrono il loro contributo. Si può pensare a incontri sistematici, piattaforme, giornali online…

“La fisica appula” di Manicone è una grande sintesi delle problematiche ambientali, paesaggistiche, antropologiche della Capitanata, un “dizionario” utile anche per noi. Manicone si lega alla grande tradizione dell’illuminismo napoletano (Genovesi, Galiani, Filangieri). Distingue due atteggiamenti di fronte alle cose, alla vita, alla storia. Due visioni del mondo, quello dei progettisti e dei “nonsipuotisti”. I primi sono anime piene di passione per la verità e proprio per scoprire verità nuove ritengono necessario “denunciare al tribunale della ragione errori e pregiudizi”. Per coloro che non hanno questo slancio positivo, che accampano sempre l’impossibilità, l’ignavia, l’assenza di immaginazione, per quelli che dicono sempre “non si può“, Manicone inventa un neologismo: “nonsipuotista”. “Sotto questa voce s’intendono tutti quei, che prendono per chimere o eresie i progetti, e per matti o eretici i progettisti”.

E oggi? Sono progettisti coloro che cercano di rivitalizzare la routine, rinnovare il linguaggio, leggono e s’informano, auspicano un legame dell’Università di Foggia con il territorio, chiedono un discorso pubblico dignitoso. A Manfredonia con il contributo di docenti dell’Ateneo foggiano sono state pubblicate due opere: Storia di Manfredonia (4 volumi) e una ricerca antropologica. Non sono state lette nemmeno da coloro che ambivano a governare la città. Se l’avessero fatto forse avrebbero compreso che non potevano ancora a lungo fare scempio della fiducia ampiamente ricevuta.

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