Dialogo tra Giacomo Leopardi e Galileo Galilei sullo stato delle cose presenti e future

CULTURA

Galileo. Vi vedo sorridente. Mi avevano parlato di un uomo accidioso… Un po’ misantropo… Cosa vi fa sorridere?

Leopardi. Rido spesso invece. Del resto come non ridere vedendo le cose del mondo? Oggi l’occasione è questo almanacco che or ora ho acquistato dallo stesso giovine rivenditore di due anni fa. Allora conversammo giovialmente delle cose future desiderabili. Non voleva che l’anno nuovo somigliasse ai precedenti. Si augurava fosse migliore, più felice… diverso comunque…

Galileo.  E’ quello che ci aspettiamo tutti. Una vita capace di sorprese, novità… imprevedibile. Come Dio ce la manda. La vita attraente non è quella che si conosce, ma quella che non si conosce.

Leopardi. Eppure quel giovine e credo molti altri vorrebbero un anno di quelli passati. Quelli prima della pandemia. Quelli in cui non c’era il virus e si poteva viaggiare, fare feste, liberamente assembrarsi…

Galileo. La paura è il sentimento meglio distribuito tra uomini e donne, filosofi e teologi, ieri e oggi. Un virus nascosto, insignificante… si diverte e questo uomo così superbo non sa come reagire. Non si vogliono vedere le cause, ma solo tornare a come si era prima… Per fortuna che c’è la scienza, imperfetta, incerta…

Leopardi. Il genere umano vuole sicurezza. Tu, caro Galileo, lo puoi capire. Hai provato l’ebbrezza del mondo nuovo con la rivoluzione astronomica e i tuoi contemporanei ti hanno condannato, ti hanno imposto che la terra non si muove, il sole gira, e che l’universo è finito e, come il tempo, ha un inizio e una fine.

Galilei. C’è però Dio che è infinito. Mi aspettavo che la Chiesa avesse più coraggio…L’universo precedente, quello del Medio Evo e Dante, era rassicurante. La terra al centro e astri splendenti intorno, infine il cielo delle stelle fisse che, come un mantello, copriva tutto. Dio si trovava lì… Squarciare quel mantello significava perdere le tracce di Dio… Un fraticello mi confessò in un momento del processo: forse hai ragione, ma come dire ai miei genitori, umili contadini, la nuova verità, a loro che vivono la loro vita semplice con la speranza che le loro fatiche saranno ricompensate!

Leopardi. E per la pace sociale e spirituale dei diseredati bisognava tacere, invece che creare un nuovo ordine sociale. La Chiesa era ostile e i “virtuosi” che credevano nelle nuove idee erano pochi. Le nuove scoperte geografiche e astronomiche non coinvolsero il popolo…

Galilei. Io ci ho provato. Sono stato condannato perché ho scritto in volgare la mia opera maggiore e non in latino. Perché divulgavo quella scoperta o non la consideravo come ipotesi matematica… Cardinali e filosofi si rifiutavano persino di guardare nel cannocchiale. Qualcuno vide dal cannocchiale un castello sulla luna e una battaglia intorno.

Leopardi. Essi vedevano quello che erano abituati a vedere sulla terra. La rivoluzione astronomica cambiava tutto, non si riduceva solo ad aver fermato il Sole e “costretto” la terra a girare.

Galilei. Chiesa, principi, teologi e filosofi erano preoccupati perché così si toglieva l’uomo dal Centro dell’universo per relegarlo in un punto imprecisato, ai margini. Ero un nemico del genere umano.

Leopardi. Certo! L’uomo, la creatura prediletta di Dio, relegato in un minuscolo astro fuori mano! Vorrei che tutti viaggiassero con la mente sulle pendici della lava che ha distrutto Pompei, o in Asia dopo uno tsunami, o nelle zone aride dell’Africa afflitte dal surriscaldamento del pianeta… per accorgersi quanto poco contiamo… e poi volgere lo sguardo verso il cielo, verso quelle aree nebulose di luce e galassie remote, dove l’uomo, il sistema solare, la nostra galassia sono del tutto sconosciuti…

Galilei. Suscitava ripugnanza in quei tempi che i corpi celesti, puri, perfetti, inalterabili, splendenti fossero paragonati alla terra alterabile, cangiante, generativa di forme nuove, diverse. Si considerava la diversità, la generatività, la varietà… come imperfezione. La terra, con le acque, il fango che alimentava tante forme di vita era spregevole….

Leopardi. Io avrei invitati quei teologi e filosofi a vivere in un palazzo fatto della sostanza di quei cieli per vederli poi mendicare un pezzo di fango per piantare un cavolo o un fagiolo. Ma gli uomini a distanza di 4 secoli da quella rivoluzione non hanno capito niente. Pensano sempre di essere il Centro. Che tutto è per loro, animali e piante, acque. Hanno costruito un’idea di progresso che è solo dominio materiale e diseguale.

Galilei. Cosa augurare agli uomini e donne di oggi?

Leopardi. Il genere umano avrà un futuro? Di questo passo scomparirà e nessuno se ne accorgerà. Parte guerreggiando, parte annegando fuggendo dal clima torrido, studiando tutte le vie per andar contro contro la propria natura.

Galileo. Dobbiamo augurarci comunque una conversione, caro conte Leopardi. Io auguro che il pensiero creativo e amorevole prenda vigore. Critico e senza influenze. La cura dell’immaginazione. A me è servito molto un’opera come l’Orlando furioso… La pandemia, le nuove ondate sono una disfatta dell’immaginazione!

Leopardi. Obbedisco illustre scienziato. Aggiungo la giustizia, la pietà, l’umiltà. Fermarsi e pensare che si vive su un granellino di polvere sospeso nell’universo.

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