“Ma tu studi ancora?”. Sì, perché non c’è giorno uguale a un altro.

CULTURA

Non conoscevo il servizio sociale, nessuna delle persone che ci lavoravano, né la burocrazia comunale. Nel primo incontro auspicai che tutti si sentissero liberi di esprimersi e dissi che avremmo settimanalmente effettuato incontri per esaminare i servizi offerti e le questioni da affrontare. Non volevo portare alcun cambiamento (non sapevo da dove cominciare), ma inserirmi in un percorso… Ci fu curiosità e attesa. Iniziammo dal telesoccorso: un servizio per 140 persone e ne usufruivano solo 30. “Diamoci 3 mesi di tempo, ascoltiamo i cittadini, i sindacati dei pensionati… poi una verifica. O c’è richiesta o si toglie”. Dopo tre mesi di incontri e assemblee ci furono altri 120 richiedenti. Una verifica fu compiuta per tutti i servizi: asilo nido, contributi straordinari, problema casa, disabili, affido… Andavo in Ufficio la mattina presto, anche il sabato… per leggere, studiare, cercare di capire… Compravo libri, chiedevo, mi informavo. E questo fino all’ultimo giorno. E ci provavo gusto. Qualche funzionario sorrideva, sembrava compatirmi… assessore anomalo, sottolineava qualcun altro.

Ho insegnato per 40 anni italiano e latino ai licei. Fino alla fine, fino all’ultimo giorno ho studiato e mi sono preparato, come il primo giorno. “Ancora studi?”, mi diceva qualcuno. Che cosa si può rispondere a domande del genere? Io scoprivo sempre cose che non sapevo, non conoscevo…

La prima esperienza che feci a scuola fu la correzione dei compiti di italiano. Arrivai dopo le vacanze di Natale e l’insegnante che mi aveva preceduto aveva lasciato i compiti dell’intero trimestre non corretti. Provai stanchezza e noia. Stavo per lasciare l’incarico. Era l’inizio degli anni Settanta, e avevo altre possibilità di lavoro. I temi erano ripetitivi (I personaggi dei promessi Sposi, La struttura dei Sepolcri, Le figure del Risorgimento italiano…). Se le tracce sono generiche è normale che lo svolgimento sia piatto e monotono! E se provassi con altre tracce? C’era l’agitazione studentesca. E allora perché non chiedere un diario su quell’esperienza? Oppure trasformare gli alunni in giornalisti che, sullo stesso argomento, dovevano scrivere un articolo per il giornale locale? O ancora, sapendo la conflittualità con i genitori, perché non costruire un dialogo tra un padre e un figlio sull’occupazione della scuola? Fu una svolta. Gli alunni rimasero spiazzati, ma reagirono bene. La sorpresa fu la correzione. Interessante, piacevole, e mutava anche la valutazione: i compiti non più corretti in astratto, ma sulla base dell’efficacia delle argomentazioni. Era il caso dell’articolo di giornale, del testo teatrale, la recensione di un film, la lettera a un terrorista, la descrizione di un monumento visitato in gita scolastica… Impiegavo più tempo a preparare le tracce che a correggere i compiti, e in 40 anni mai una traccia uguale.

Anche i programmi scolastici offrivano materia per proporre tipologie di scrittura più personali. Così Dante scrive alla moglie per motivare la scelta di restare in esilio. Leopardi una lettera d’amore alla cugina Geltrude Cassi; Ariosto e Asimov si confrontano su altri mondi possibili, Galilei e Einstein sulla curiosità… E poi l’inizio di un racconto d’autore che gli studenti dovevano continuare… Anche per la lezione era la stessa cosa. Ogni autore nuovo doveva sorprendere e interessare per prima cosa me. E c’era sempre lo spazio perché gli alunni parlassero in classe dei libri che leggevano, dei film visti. E imparavo molte cose.

Era valida la legge di Borg: “Ti impegna di più un set con Lendl o con McEnroe?” (Due grandi campioni di tennis come Borg). “Mi impegna tutto, anche un set con mio nonno”, risponde Borg. Non sopportavo insegnanti (spesso giovani) che andavano in classe sbadigliando e quelli che a 50 anni vogliono andare in pensione. Né sopportavo funzionari esperti solo di copia – incolla da Internet. Ma per fortuna ho incontrato (ai Servizi sociali, a scuola, nei giornali che ho diretto…) tante persone che mi hanno aiutato a capire che ogni giorno non è mai uguale a un altro, e che ogni giorno accade sempre qualcosa di nuovo.

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