Pandemia. E l’Occidente perse la guerra. Si sospende la lotta al virus per il bene del Natale?

SOCIALE

L’Asia ha surclassato l’Occidente. I paesi asiatici hanno scelto di testare, isolare, trattare… Tra essi Taiwan, Nuova Zelanda, Corea del Sud… Paesi con culture diverse, e democratici. Poi c’è la Cina.

Noi abbiamo seguito a modo nostro il modello cinese. Un paese totalitario che ha praticato bene la chiusura. Nella nostra lotta contro il virus ci siamo impegnati più che ad eliminarlo a conviverci. Poteva andare anche bene. Man mano, però, alla determinazione iniziale è subentrato un atteggiamento confuso e ambiguo… in attesa del vaccino.

Emergenza e autorità, due fattori dominanti nella vita politica e civile del 2020. L’autorità ci ha imposto delle regole uniformi, che, insieme al senso civico e alla paura, hanno domato il virus nella tarda primavera scorsa. Eravamo convinti di essercene liberati. L’estate, nonostante gli inviti alla prudenza, è stata effervescente. La migliore stagione balneare degli ultimi anni e per di più, in Puglia, molto lunga, con un caldo settembre.

In un mite autunno è arrivata la seconda ondata “vera” nel Sud, che vede la Capitanata, in Puglia, al primo posto per contagio. La movida estiva da sola appare una spiegazione insufficiente: ci sono aree (il Salento), che in quanto a movida non scherzano, eppure i positivi sono nettamente inferiori. C’è stata una piacevole “matura movida” autunnale, con luoghi pubblici molto frequentati e affollati, in cui il virus ha circolato. Poi l’apertura delle scuole, il sistema dei trasporti, il pendolarismo. I paesi dei Monti Dauni erano liberi dal virus; nei primi giorni di Novembre degli amici sono andati al cimitero di Volturino e il paese non aveva contagiati. Mattinata alla fine di ottobre poche unità… Ma come era possibile mantenersi immuni se i ragazzi a scuola, centinaia verso Manfredonia, erano stipati negli autobus come sardine? Il pendolarismo lavorativo e scolastico ha portato il virus in luoghi che potevano essere protetti.

Seconda ondata e nessuno se ne è accorto. Solo i contagi di amici e parenti e i morti hanno dato la scossa. Occorreva intervenire a livello regionale e nazionale agli inizi di ottobre. I dati erano chiari. I morti non c’erano, ma si sa che contagi alti portano prima all’ospedalizzazione, poi ai decessi. Nessuno ha provato nelle aree più colpite a “disaggregare i dati”, a capire i focolai come nascevano. Qualcosa ho letto sui quartieri di Bari (Libertà, Picone, Japigia…). Sapevamo più cose a marzo, aprile… Il dibattito pubblico poi invece che chiarire ha creato maggiore confusione: banchi, Mes, presenza in classe, sci. Quest’anno poi c’è stata tanta neve!

La pandemia obbliga a cambiare spesso opinione. Abbiamo accusato e maltrattato i ragazzi di diffondere il virus. I contagi avvengono in riunioni familiari. Ora si preparano per le feste le seconde case (o si affittano) a Siponto, Macchia, Ippocampo… “Per pochi amici”. Protagonisti sono trentenni e quarantenni. Negazionisti di fatto per superficialità e paura. La pandemia deve portare a dire la verità e a informare bene.  A trattare i cittadini con rispetto. Ci sono politici che anticipano, fanno crescere aspettative… Le decisioni, trascinate per giorni, si mettono in discussione nel momento stesso in cui sono rese pubbliche. Un dibattito mediatico semplificato e ridotto a una poltiglia che mette insieme cose insignificanti e cose gravi. Un dibattito inquinato e polarizzato: le questioni della pandemia non sono né di destra e né di sinistra! La polarizzazione, però, fa audience. La pandemia spinge ad abbracciare la complessità. La scuola è trattata come un mondo a sé, invece è dentro un tessuto connettivo, che riguarda trasporti, orario di lavoro, vacanze… La scuola ha funzionato, ma si disinteressava di ciò che accadeva… pochi metri più in là. “La crisi non si supera se ogni elemento non si assume un surplus di responsabilità” (Giordano).

Natale. E’ giusto parlarne. E’ un momento importante di coesione. Ma dire che, senza la festa, ci sarà una rottura tra le generazioni, che in agguato c’è depressione e perdita d’amore per la vita! Il Natale e il Capodanno creeranno maggiori pericolosi contatti in luoghi chiusi. Molti figli che stanno fuori non verranno e se verranno sanno che devono stare in “quasi quarantena”. Poi a Pasqua… Chissà! Allora le ferie potranno essere più lunghe.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn