“La morte di alcuni ha più peso del monte Tai e la morte di altri è più leggera di una piuma”.

CULTURA

Un’occasione perduta per parlare della morte. I morti ci accompagnano quotidianamente e ci sommergono. Immagini, video, notizie… lasciano segni effimeri.

Chi non ricorda il piccolo curdo con la maglietta rossa depositato sulla spiaggia? Era il 2015 e Alan Kurdi aveva tre anni. Quella foto provocò accesi dibattiti e cambiò le politiche di accoglienza in alcuni paesi; si disse allora che quel bambino doveva essere l’ultimo! Invece sono migliaia gli innocenti che muoiono nei naufragi, nelle guerre, abbandonati o dispersi.

La morte di Berlusconi è stato un grande spettacolo, le telecamere scrutavano impertinenti presenze e assenze, sguardi e lacrime… Poi fiumi di commenti, confronti di omelie e con altre morti, per continuare a raccontare una storia di scontri, competizioni, duelli. Pochi hanno detto che quell’uomo è tornato alla terra, è cenere… Sarebbe stato forse utile ricordare i versetti del Qoelet: “Tutto è vanità. Che profitto ha l’uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole?”

Nel Sud, con le tante migrazioni, occasioni per rivedersi sono matrimoni e funerali. Rarefatti i primi, sempre più crescenti i secondi. La tragedia della pandemia ha impedito questo utile ritrovarsi. Arrivano da lontano figli e parenti. Ricordo la frase: “Se fossimo tutti come siamo in questo momento, il mondo sarebbe diverso. La morte fa capire ciò che vale o non vale” A dirla un anziano contadino analfabeta. Pensare alla morte aiuta a vivere.

Come racconta Tolstoi (La morte di Ivan Ilic) si muore soli. Il più grande tormento di chi sta per morire è la “menzogna” di coloro che sono intorno, e, nonostante la cerchia di amici e parenti, i momenti finali sono varcati da soli. Tutti sono senza esperienza. La morte non s’impara, si sperimenta una volta sola. E’ impossibile ripeterla per farla riuscire meglio. Scompare il piccolo mondo di memorie, esperienze, sentimenti… noto unicamente a chi muore. Tutti vogliamo sapere come si muore, se c’è qualcosa oltre la morte. E’ il supremo segreto dell’Universo. Ma l’aldilà è nella morte stessa, che incrina e rompe certezze, egoismi, il mondo apparente.

Contemporanea alla morte di Berlusconi è quella di Cormac Mc Carthy, uno dei massimi scrittori americani. Parla della morte nel romanzo “La strada”. – Buio, freddo, silenzio. Tutto distrutto e coperto di cenere, frutto di un evento che ha distrutto la terra americana. Un uomo e un bambino cercano altre vie e segni di vita. Un padre si prende cura del figlio, lo aiuta a sopravvivere e a vivere, con tenerezza e durezza. La lampada risistemata rischiara le lunghe notti. “Così puoi leggermi una storia, non è vero papa?”. “Certo, certo che te la leggo”

Il mondo è diviso nei cattivi e nei buoni che cercano di mantenersi umani. E Dio? “Ci sei? – sussurra il padre – Riuscirò a vederti prima o poi? Ce l’hai un collo per poterti strangolare? Ce l’hai un cuore? … Ce l’hai un’anima? Oh, Dio, Dio”. Il padre muore per l’infezione di una freccia, il bambino gli rimane a lungo accanto. Sulla strada incontra un uomo, che lo invita a seguirlo. E’ uno dei buoni, ha una famiglia con due ragazzi. Il bambino ritorna dal padre. Piange a lungo. “Ti parlerò tutti i giorni. E non mi dimenticherò. Per niente al mondo”. Raggiunge la sua nuova famiglia. La donna lo abbraccia. Ogni tanto gli parla di Dio. Il bambino ci prova, ma si trova meglio a parlare con il padre. La donna dice che va bene così: il respiro di Dio è sempre il respiro di Dio, anche se passa da un uomo all’altro in eterno. Unico futuro possibile: i figli. Le giovani generazioni. Frecce scagliate verso il domani, ma senza spinta la freccia si ferma. Sono loro a portare il fuoco. Anche nell’ultimo romanzo (Il passeggero), uscito due mesi fa, affiorano insistenti interrogativi teologici ed esistenziali nei lunghi dialoghi della vita di tutti i giorni, con l’oscillazione tra nichilismo e gnosticismo.

Secondo la massima cinese ci sono morti leggere e morti pesanti. Il tempo stabilisce graduatorie diverse dalle nostre. E’ legittimo chiedersi come Berlusconi morente ha rivisto se stesso e il suo mondo, guardato le scelte compiute, le priorità…. Qualcuno potrà pure immaginare e raccontare gli ultimi momenti… Secondo alcuni giornali stranieri per la democrazia italiana è stato nefasto. Ma gli oppositori di ieri e di oggi qualche responsabilità ce l’hanno, perlomeno sono stati ciechi e pigri.

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