Dopo il referendum. La cittadinanza si allontana. La “sinistra” (come sempre) si interroga.

SOCIALE

Il quorum non c’è stato e si sapeva. Con il 30% si è salvata la faccia. I risultati dei vari quesiti sono quelli previsti. Meno quello sul diritto di cittadinanza, ed io ero convinto che avrebbe trainato gli altri.

E’ chiaro che a votare sono stati soprattutto elettori progressisti, ed a essi appartiene quel 35% che ha detto No alla modifica del percorso di cittadinanza per gli immigrati. Quel voto ci dice quanto porre un limite all’afflusso dei migranti sia dominante nel dibattito pubblico, e quanto la questione dell’identità italiana minacciata sia problematica e sfuggente. Si è incapaci, a sinistra, di produrre dibattito vero, basato su elementi certi. Un po’ per divisioni e protagonismi interni e un bel po’ per la presenza della Meloni che “obbliga” a differenziarsi, anche quando non serve.

Nel caso del diritto di cittadinanza occorre coniugare l’accesso ai diritti con la particolare situazione demografica italiana, in particolare l’invecchiamento della popolazione. In Italia 1/4 della popolazione supera i 65 anni, mentre solo il 12% ha meno di 14 anni. A Manfredonia la differenza è ancora più marcata: la popolazione superiore a 65 anni è del 27%. L’invecchiamento della popolazione è dato dal rapporto tra queste due fasce. Solo 20 anni fa a Manfredonia la situazione era totalmente rovesciata e gli under 14 anni erano nettamente superiori agli over 65 anni.

In Italia gli studenti stranieri sono 914.000. L’11% rispetto a una popolazione scolastica di 8,1 milioni di studenti. Una percentuale in aumento, nel 2024, infatti, il 13,5% dei bambini sono nati da genitori stranieri. A Manfredonia la popolazione immigrata supera i 1700 residenti, in netta maggioranza d’origine europea. I ragazzi stranieri fino a 18 anni sono ca 300. Molti si trovano nelle campagne, il servizio “Scuolabus” e la scuola di Borgo Mezzanone svolgono un ‘opera importante di integrazione.

La “sinistra” è ritenuta portatrice di progetti umanitari, aperta all’accoglienza. Il diritto di cittadinanza non è questione di bontà e di umanitarismo, ma di opportunità. La miopia dell’attuale maggioranza di governo si lega all’incapacità della sinistra di ragionare in termini economici e politici.

Meloni e compagni possono scegliere di non andare a votare, ma non rifuggire dal dibattito pubblico. Tanto meno agitare la cultura del sospetto dicendo che il referendum è una scorciatoia e che la cittadinanza bisogna meritarla; alcuni “sparlano” di sostituzioni etniche, si definiscono “patrioti”, perché considerano necessario difendere l’etnia italiana. Gli unici casi di sostituzione etnica documentati sono dei coloni europei nelle Americhe e in Australia. Le popolazioni originarie furono distrutte, chiuse nelle riserve… per creare spazi in cui i bianchi europei potessero prosperare in pace. Mussolini aveva chiara l’idea di rendere italiana e bianca la Libia. Gli italiani partivano allora “cantando” verso la terra promessa. Con l’Impero si impose la questione razziale, e si chiedeva agli italiani di non fare figli con la gente del posto. Non dicono i “patrioti” che le diversità linguistiche italiane, i dialetti furono cancellati durante il fascismo in nome di una italianità forzata, imposta in tutti i paesi e zone di confine conquistate. Dopo la fine della guerra (e con la decolonizzazione) il lento e drammatico ritorno dall’Abissinia, dall’Etiopia, dalla Libia.

Ci sono questioni di opportunismo e questioni di giustizia e di fiducia nei confronti dei ragazzi in particolare. Sono depositate in Parlamento 18 proposte di legge. Pensare che dopo questo Referendum perduto la situazione si possa sbloccare è un’illusione. Da un lato a destra si canta vittoria, dall’altro si propone di abbassare il quorum o si separano i dati, sostenendo che 13 milioni di voti sono più di quelli presi dalla Meloni!

Certo che la cittadinanza occorre meritarla, e diventare italiani deve significare qualcosa. Si sottolinea che l’Italia, paese di emigranti, ha dimenticato la propria storia. Non si sottolinea il ruolo incubatore di paure che hanno giornali e mezzi di comunicazione. E poi che cosa è l’italianità? Davvero vale così poco andare a scuola conoscere e amare la storia, la letteratura, l’arte italiana, il paesaggio, le tradizioni? I tratti esteriori, la pelle vale più della lingua, degli affetti, del lavoro, della cultura… La proposta di Forza Italia è interessante e non lontana da quella del Pd. Si parla di Jus Scholae. Un periodo di studio di 10 anni nelle scuole italiane. L’identità non è un recinto, è un collante, un mezzo, è ciò che serve per dire agli altri che sono ben venuti e possono costruire insieme a noi il futuro. Ma noi sappiamo chi siamo e quello che vogliamo?

In Capitanata e a Manfredonia affluenza di poco superiore al 20%. Non è questione su cui riflettere anche in vista delle elezioni regionali? Chi deve produrre dibattito pubblico? Non sono i sondaggi che mancano, ma il confronto, lo scambio di opinioni… E intorno a noi non c’è più nulla di scontato.



Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn