L’inflazione? Un’alluvione, un’invenzione del diavolo. Dovremo leggere il Faust di Goethe.

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E’ l’unica parola o concetto dell’economia che capiscono tutti e pare che su questo argomento le massaie potrebbero insegnare qualcosa ai banchieri.

Davanti a un supermercato ascolto un’interessante conversazione tra un gruppetto di donne. “Vedi. Questa è la spesa di settanta euro. Prima con la stessa somma le buste erano tre.” “Le piccole cose, fiammiferi, fazzolettini, carta igienica… quelle su cui non ci facciamo caso sono aumentate di due, tre volte!” “Ho comprato certi oggetti per l’estate, sdraio, una piccola fioriera… da mettere sul balcone, alla Cina i prezzi raddoppiati!”. “Dicono che la guerra non c’entra, intanto da allora il gas è aumentato, poi finge di diminuire… lo stesso per la benzina: aumenta, diminuisce un poco, si alza di nuovo, ma l’altalena sale sempre verso l’alto” “Vedi il caffè? Aumenta una volta, poi quell’aumento rimane… Mio marito va a lavorare a Barletta e il caffè lo prende a Margherita, Zapponeta… costava 80 centesimi, è aumentato dopo la pandemia. Era per i costi di riapertura, eppure non scende più. Il caffè ora costa ovunque 1,20 ” “Io faccio la spesa quotidianamente e ho visto i prodotti aumentare di 10 centesimi, poi 20… secondo me ci provano… nessuno protesta… shampoo, creme solari, integratori… in pochi mesi costano il doppio”.

Alcuni ci guadagnano. Perdono i risparmiatori e quelli a reddito fisso. L’inflazione erode il tenore di vita, colpisce i consumi anche dei beni di prima necessita (pane e pasta). Ci sono delle fasce particolari e silenziose che soffrono, come le famiglie separate o divorziate con figli, persone con pensione al di sotto di mille euro al mese, i monoreddito con affitto casa. La pandemia ha marcato nuove povertà, ora con l’inflazione quel solco diviene un fossato. L’inflazione inciderà su investimenti e occupazione? I governanti e gli esperti non rispondono. L’argomento non suscita alcun dibattito politico.

Il saliscendi dei prezzi si verifica sui consumi collettivi. Il gas per gli utenti cresce del 10%; con la nuova campagna di approvvigionamento doveva scendere al 2 o 3, invece si è fermato a 8-9%. La variazione dei prezzi nell’area Euro dal 3% è giunta quasi all’11 e in Italia al 13. Anche chi ha investito, con un “profilo moderato”, in fondi “sicuri” si trova davanti allo stesso meccanismo: perdita nel 2022, la banca comunica il calo ed anche un “leggero recupero”. Il risparmiatore respira e spera, ma è un fuoco di paglia. Un meccanismo ben lubrificato: perdita, recupero, perdita…

Si alimenta l’inganno delle fonti alternative che daranno energia sufficiente tra due o tre anni. Ma non si guarda alla nuova geopolitica: si fanno accordi con paesi esportatori poco affidabili e instabili; ci sono Paesi che non si sono schierati contro Putin (India, Cina…), che crescono più di prima con l’energia a basso costo.

Negli ultimi dieci anni a tenere bassi i prezzi hanno contribuito molti fattori: la globalizzazione, rivoluzione tecnologica e commerciale, concorrenza salariale dei lavoratori asiatici, politiche di austerità. Ma ora il declino demografico colpisce alcuni di quei paesi (Cina): i lavoratori chiedono salari più alti, che aumentano i costi di produzione.

L’inflazione galoppa con la spesa pubblica in espansione, specie quando è in deficit. Come lo è  gran parte della spesa per i vaccini, il lavoro  a distanza, la fornitura di armi… Il bilancio italiano non è squilibrato, se non fosse per  gli interessi sull’enorme debito pubblico. 74 miliardi quest’anno, 84 il prossimo. In Europa dicono: “Tagliate il debito,  il PIL da solo non basta”. Il debito pubblico ha iniziato a crescere negli anni Settanta, quando occorrevano riforme necessarie, per correggere squilibri e introdurre elementi di perequazione sociale. Ci furono anche sprechi assurdi: le baby pensioni, il costo in 40 anni (1973 – 2013) è stimato in 150 miliardi di Euro! Il debito esplose poi negli anni Ottanta. Ci siamo abituati. E continuiamo con bonus e Superbonus.

Nel Faust c’è una metafora sul “denaro del diavolo”, sul rischio di stampare carta moneta. Francoforte è la capitale finanziaria, sede della Bundesbank e della BCE. Due grandi edifici. Vi è un terza costruzione vicina, più piccola. Lì nacque Johann Wolfgang Goethe. Lì un museo a lui dedicato. Goethe non ebbe da giovane comportamenti virtuosi, spendeva molto ed era aiutato dalla madre. Nel 1782 divenne ministro delle finanze del ducato di Sassonia, e il suo atteggiamento cambiò. Nel Faust (storia del patto tra Faust e il diavolo) c’è un episodio significativo: nella corte dell’imperatore non ci sono più soldi, le casse sono vuote, Mefistofele promette di trasformare la carta in monete. Le banconote firmate dall’imperatore spingono all’allegria, a divertirsi senza fine. L’imperatore: “Vale oro di zecca per il mio popolo?” Certo. E a garanzia ci sono le ricchezze sotto terra, “che a nulla giovano laggiù”. Borse, portamonete, un fastidio sparito…  Vuoi monete? Vai in banca. Goethe (e il Faust) è lettura obbligatoria nelle scuole tedesche.

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