Via della seta, addio! Ci pensa Marco Polo a tenere aperti i rapporti con la Cina.

CULTURA

Il 9 gennaio 2024. Sette secoli dalla morte di Marco Polo. Contemporaneo di Dante. I due si conobbero? Qualcuno immagina di sì.

Una famiglia di mercanti e viaggiatori, quella dei Polo. Due fratelli (padre e zio di Marco) nel 1260 raggiunsero la grande corte mongola. In quegli anni, nell’Asia lontana, si compiva una rivoluzione che avrebbe dilatato i confini del mondo. La “pax mongolica” in pochi decenni si era estesa dall’Oceano Pacifico ai margini del Mediterraneo. Un mondo che i Papi cercarono di capire e inviarono spedizioni diplomatiche e missionari (il domenicano Ascelino da Cremona, il francescano Giovanni di Pian del Carpine). I due fratelli Polo partirono mercanti e rientrarono in Italia nel 1269 come ambasciatori del gran Khan, che mostrava interesse verso il mondo cristiano.

Ripartirono nel 1271 con l’adolescente Marco (nato nel 1254). Un viaggio straordinario attraverso Armenia, Persia, Catai fino a raggiungere la capitale dell’impero. Marco imparò la lingua, mostrò intelligenza e curiosità, entrò nelle simpatie del gran Khan Kubilai, che se ne servì per alcune missioni importanti. Rimasero oltre vent’anni. Rientrarono a Venezia nel 1296. Marco partecipò alle guerre con Genova, fu imprigionato, e in carcere dettò le memorie dei viaggio a Rustichello da Pisa, compagno di cella.

Marco ci mette i racconti, le vicende, l’altro lo stile, l’ordine nella narrazione. Rustichello  scrive in francese come si usava nelle regioni venete. La storia del testo è avventurosa: abbiamo almeno 130 codici. Ancora nel 1998 è uscita un’edizione critica del testo latino, con fatti nuovi e scabrosi, sconosciuti a molti lettori recenti come Italo Calvino

Un trattato geografico? Il titolo in francese è “La descrizione del mondo“. Un manuale a uso dei mercanti? Dentro c’è “molto fantastico”, e alcune edizioni portano come titolo: “Le meraviglie del mondo“, ed anche “il Milione” – Emilione era il soprannome dei Polo a Venezia. Il racconto è pieno di avventure, novelle, leggende, storie, frammenti di libri letti. E’ poi vivacizzato dalla freschezza con cui Marco guarda il mondo che va scoprendo. C’è il racconto oggettivo e anche in prima persona. Predomina lo stupore, non emergono giudizi di superiorità (quella occidentale). In primo piano è il gran Khan Kubilai, la sua saggezza ed anche tolleranza.

Non sono mancati i “negazionisti” e prima di morire amici e parenti gli raccomandavano di ritrattare alcune parti, che sembravano mirabolanti, eccessive, incredibili… e lui ribadiva che le cose scritte non erano neppure la metà di quanto aveva visto. Nel prologo spiega che racconta le “meraviglie” che aveva visto. Qualcosa c’è che non vide, e che gli fu riferita da persone sagge, perciò lui specifica “le cose vedute per vedute e quelle udite per udite, così il nostro libro sarà veritiero e senza nessuna menzogna”.

Dante e Marco Polo compiono due viaggi paralleli. Immaginario quello di Dante ma configurato in modo preciso e armonico; reale e concreto quello di Marco. C’è in entrambi la consapevolezza della novità e grandezza dell’opera. Dante dice che le acque che percorre non furono attraversate da nessuno e al suo sacro poema “ha posto mano e cielo e terra”. Marco Polo nel prologo scrive: “ poi che Iddio fece Adamo… fino ad oggi né cristiano, né pagano, saracino o tartaro, nessun uomo né vide né cercò tante meravigliose cose del mondo”. Due volti di un periodo, inizio del Trecento, affascinato da mondi ignoti. “Tra cielo e terra”, il titolo di un saggio recente su Dante e Marco Polo, due facce della stessa medaglia.

La via della seta. Nonostante la rivoluzione, che portò alla repubblica popolare cinese (1949) e quella culturale delle guardie rosse (1966), pochi paesi hanno il senso della storia come la Cina. Si vanta di avere una cultura millenaria. Nel 2013 Xi Jinping, parlò per la prima volta della Via della Seta (e di Marco Polo) a Samarcanda, città crocevia dell’antica via commerciale. “I nostri paesi – disse – sono lontani, ma le nostre anime sono vicine. E’ tempo di tornare a viaggiare”.

All’inizio si parlava di corridoio economico e accordi doganali tra Cina e Paesi dell’Asia centrale, pochi prestarono attenzione alla proposta: una cintura economica lungo l’antica via della seta, per un mercato di 3 miliardi di persone. Una cintura (terrestre) e una strada (marittima). Yi dai yi lu, non un gioco di parole, ma un piano di infrastrutture per 1000 miliardi di dollari. Un percorso per collegare Cina, Asia, Medio Oriente, Africa, Europa… Belt and Road IniziativeBRI (Il marchio internazionale). I paesi interessati sono oltre 150, si sono confrontati, nel forum di Pechino (Ottobre 2023), per parlare di progetti mirati e di cooperazione di alta qualità.

L’Italia nel 2019 firma con il governo Conte Il memorandum sulla Bri; ora (dicembre 2023) con la Meloni l’Italia si ritira. Né l’adesione, né il rifiuto sono discussi in Parlamento, neppure suscitano dibattito pubblico. I porti di Trieste e Venezia non si apriranno alla Cina. Quelli del Sud erano già stati considerati fuori. L’Italia vuole, comunque, mantenere i commerci con la Cina. Il viaggio di Mattarella a Pechino, per ricordare Marco Polo, permetterà di recuperare i rapporti?

Dante e Marco Polo descrivono il cielo e la terra con speranza e stupore. Poi le scoperte geografiche, la ricerca di nuovi mondi, l’Occidente che non si accontenta, inizia il dominio dei nuovi Continenti. L’uomo occidentale non contempla più, non si sorprende più. Si parlerà ampiamente lungo il 2024 del viaggiatore veneziano, riuscirà Marco Polo a risvegliare un po’ di quella meraviglia e di quello incantesimo?


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